FALCI – KAFKA: storie parallele !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – C’è una storia di Franz Kafka che si collega a una storia di Giovanni Falci. Entrambe riguardano il rapporto che ha unito queste due persone con una bambina. Una, ambientata a Berlino, l’altra a Salerno; una, nel 1923, l’altra nel 2023, cento anni dopo !! Entrambe espressione di una intensa e particolare sensibilità.

 

KAFKA – A 40 anni Franz Kafka, che non si è mai sposato e non aveva figli, passeggiava per il parco di Berlino quando incontrò una bambina che piangeva perché aveva perso la sua bambola preferita. La bambina e Kafka cercarono la bambola senza successo.  Kafka le propose di incontrarsi di nuovo lì il giorno dopo, per tornare a cercarla insieme. Il giorno seguente, non avendo ancora trovato la bambola, Kafka consegnò alla bambina una lettera “scritta” dalla bambola che diceva: “per favore, non piangere. Ho fatto un viaggio per vedere il mondo.  Ti scriverò delle mie avventure”.

Così iniziò una storia che proseguì fino alla fine della vita di Kafka. Durante i loro incontri, Kafka leggeva le lettere della bambola accuratamente scritte con avventure e conversazioni che la bambina trovava adorabili. Alla fine Kafka le riportò la bambola (ne comprò una) che era tornata a Berlino.

“Non assomiglia affatto alla mia bambola”, disse la bambina. Kafka le consegnò allora un’altra lettera in cui la bambola scriveva: “i miei viaggi mi hanno cambiato”. La bambina abbracciò la nuova bambola e la portò a casa tutta felice.

L’anno seguente Kafka morì.

Molti anni dopo la bambina, oramai adulta, trovò un messaggio dentro la bambola. Nella breve lettera firmata da Kafka c’era scritto: “tutto ciò che ami probabilmente andrà perduto, ma alla fine l’amore tornerà in un altro modo”.

 

Avv. Giovanni Falci

FALCI – A Giovanni Falci invece, padre di 4 figli è capitato nel 2006 che “Da circa 7 giorni ho una amica nuova, Larissa, una bambina rumena che chiede l’elemosina insieme al padre in via De Martino, davanti all’ingresso degli ex distinti dello stadio Vestiti. Ecco come racconta direttamente l’incontro e la sua amicizia con la bambina:

Larissa è bellissima, ha forse 3-4 anni o forse più o forse meno, ha quell’età indefinibile dei bambini poveri; di quegli zingarelli che da adulti portano nello sguardo quell’infanzia mai vissuta e da bambini portano nello sguardo quella maturità già raggiunta.

Io ho fatto amicizia con Larissa perché mi ha conquistato guardandomi negli occhi; ero passato indifferente e assorto nei miei pensieri quando lei mi è balzata davanti saltellando allegra.

Ho continuato a camminare ma, dopo pochi metri sono ritornato indietro e le ho dato 50 centesimi: lei non mi aveva perso di vista quasi che avesse saputo che sarei tornato sui miei passi.      Appena girato, infatti, era sul marciapiedi che continuava a fissarmi incurante di un’altra signora che le passava accanto in quel momento e a cui non aveva teso la mano per l’elemosina.

Il giorno dopo, nonostante il percorso per andare al mio studio non fosse quello, ma uno più brave, dal lato opposto dello stadio, sono ritornato a via De Martino ed ho rivisto Larissa ed il padre al solito posto. Questa volta ho dato il mio obolo direttamente.

Il terzo giorno Larissa, dopo i 50 centesimi mi ha detto “ti voglio dare un bacio” e me lo ha dato, mi ha detto come si chiama e mi ha accompagnato per due-tre metri. Da allora mi corre incontro e mi abbraccia, arriva quasi fino all’angolo con via Nizza ed io so che mi aspetta. Ho anche aggiunto ai 50 centesimi, 1 sigaretta al padre.

Larissa è diventata per me un’icona, rappresenta tutta l’infanzia difficile dei poveri e degli emarginati costretti a vivere di elemosine in un mondo di lusso e di sprechi.

Larissa non ha colpe se è nata in quella situazione, se il padre, la porta a chiedere l’elemosina, non si è certo scelto lei la culla in cui nascere. Questa bambina conosce i sentimenti, non è indifferente come quelli che non si curano di lei e sono sgarbati, la allontanano con distacco e fastidio.

Larissa mi aspetta ed è felice di vedermi non per i 50 centesimi ma perché sente che io le voglio bene e lei ne vuole a me; proprio per questo sente anche chi la disprezza e forse domani li disprezzerà a sua volta.

Noi condanniamo queste persone con il facile commento che “non vogliono lavorare” che “è comodo vivere senza far niente” e altri giudizi analoghi, ma non ci rendiamo conto che la pena delle nostre condanne la scontano bambini innocenti. Larissa non ha deciso niente, non ha commesso niente, ma sconta comunque la pena.

Si fa un gran parlare di politiche sociali, di aiuti ai bisognosi, di solidarietà sociale etc., ma in concreto, sul piano cittadino che cosa si attua?

Ci s’interessa con grande sforzo della circolazione stradale, s’istituiscono posti di blocco, ma dei bambini costretti a chiedere l’elemosina nessuno se ne cura.

Sono fantasmi invisibili agli occhi e alle coscienze.

Quello stesso vigile che deve scovare il trasgressore per elevare la contravvenzione passa davanti a questo esercito di bambini senza pensare che anche quello di chiedere l’elemosina è una contravvenzione più grave del divieto di sosta.

Certo, a me non interessa la repressione di questo fenomeno con operazioni di polizia, a me interessa che ci si accorga di Larissa e che si consenta di fare una vita da bambina normale. L’operazione di polizia andrebbe nella direzione di eliminare un fastidio con la forza, proprio come fa quel “signore” che allontana Larissa che gli tende la mano. Io non auspico la chiusura in collegi di questi bambini o peggio il sottrarre gli stessi alle proprie famiglie.

Io sono convinto che Larissa e il padre si vogliono bene forse più di quanto avvenga in famiglie “normali” e “benestanti”, ma la creazione di un asilo in cui portare questi bambini sottraendoli a queste fatiche dell’anima che lasciano cicatrici per tutta la vita sarebbe una soluzione praticabile in una città moderna e civile.

Un’operazione che non produce profitti economici, anzi prevede spese senza rientri, ma che produrrebbe una ricchezza dello spirito difficilmente racchiudibile in una cifra.

Io sono sicuramente più ricco da quando pago 50 centesimi ed 1 sigaretta al giorno ma ottengo il sorriso di Larissa che mi aspetta ogni giorno.

 

Morale: i sentimenti uniscono senza spazio e tempo; Franz Kafka e Giovanni Falci che non si sono mai incontrati e conosciuti di persona, sono miracolosamente uniti dalla stessa spiritualità e grandezza d’animo.

 

 

 

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