TANGENTOPOLI: 1° luglio 1993, De Luca apre la storia

 

Aldo Bianchini

Vincenzo De Luca ai tempi della prima elezione a sindaco di Salerno

SALERNO – Il sole splende sulla città in quella mattina del 1° luglio 1993, il caldo è piuttosto soffocante, molti salernitani sono già partiti per le vacanze estive, gli stanziali continuano nelle loro attività lavorative e professionali.

Tutti appaiono abbastanza tranquilli, i clamori della tangentopoli sembrano essersi affievoliti anche perché un cambio epocale c’è stato la sera del 22 maggio precedente con la elezione, da parte del Consiglio Comunale, del nuovo sindaco della città Vincenzo De Luca; una elezione che, anche se arrivata con un solo voto di maggioranza (quello dell’avv. Marco Siniscalco), sembra aver appagato le aspettative della Procura della Repubblica e rispettato il volere di gran parte della popolazione (e non soltanto degli intransigenti assetati di sangue) desiderosa di cambiamento dell’assetto politico locale con facce nuove e, soprattutto, con programmi riformisti.

Ma ecco che intorno a metà mattinata comincia a circolare nelle redazioni giornalistiche una notizia bomba che nessuno si aspettava, una notizia che trova conferma subito dopo mezzogiorno con una brevissima nota ufficiale diffusa dalla segreteria particolare del sindaco che annuncia le dimissioni irrevocabili del neo sindaco Vincenzo De Luca che nella nota così spiega la sua decisione:

  • Siamo in una situazione in cui anche mantenere una posizione di puro servizio per la città rischia di essere visto, o strumentalizzato, come ottusa volontà di potere”.

Col senno di poi, tutti capiranno che quello è stato un momento storico per la città (e non solo !!), è il momento che (almeno per me) per la storia nasce l’epopea deluchiana.

Perché ?

Perché De Luca gioca, con grande strategia politica, il famoso “asso nella manica”; potrebbe continuare a fare il sindaco a lungo e senza problemi, lo schieramento politico è ai suoi piedi e la sua presenza come sindaco può tamponare l’azione travolgente della Procura che vede in lui “l’uomo della provvidenza e del bene comune”, e poi c’è la gente che stufa della persecuzione giudiziaria contro tutti e tutto ha accettato l’elezione di De Luca come il momento della pacificazione generale.

Nei sedici mesi precedenti, sul piano giudiziario, è accaduto di tutto e di più: il 16 aprile 1992 erano stati posti sotto sigilli giudiziari gli studi tecnici degli ingegneri Raffaele Galdi e Franco Amatucci molto vicini al ministro Conte; il 23 luglio 1992 erano scattati i clamorosi arresti per la Fondovalle Calore (Pasquale Iuzzolino, Giuseppe Parente, Pasquale Silenzio, Mario Inglese, Raffaele Galdi, Vittorio Zoldan); il 5 agosto 1992 l’arresto di Franco Todini (componente con Zoldan  dell’ATI vincitrice della gara di appalto Fondovalle); il 13 agosto 1992 richieste di arresti per Renzo Rosi (ATI), Corrado Vecchio e il senatore Nicola Trotta (vicinissimi al ministro Conte); e il 31 agosto 1992 la clamorosa richiesta di arresto dell’ing. Carmine Spirito (Nuccio per gli amici) che era il plenipotenziario tecnico del PCI anche nei lavori di ricostruzione del dopo terremoto (la lotta intestina alla sinistra è micidiale); il 26 ottobre 1992 il primo arresto di Elio Presutto (socialista e manager dell’USL/53); il 15 gennaio 1993 arresto di Angelo Conte fratello del ministro; il 1° marzo 1993 secondo arresto per Elio Presutto; il 6 marzo 1993 arresto per Leonardo Calabrese (patron del Cedisa e della Quiete, molto vicino al ministro Conte e sponsor di Antonio La Gloria nella contestatissima campagna elettorale vincente del ’92 per la Camera dei Deputati; tra marzo e aprile 1993 viene scaraventato nella bufera il giudice Antonio Feleppa (capo della Procura della Pretura Circondariale, molto amico di Leonardo Calabrese e riconducibile direttamente a Conte); il 22 marzo 1993 si dimette il sindaco Vincenzo Giordano; il 27 marzo 1993 finiscono dietro le sbarre Enrico Zambrotti, Ciro Savarese, Marcello Losito e Domenico D’Arco (vicenda Banca Popolare di Salerno e Autosud) con avvio dell’inchiesta su Il Giornale di Napoli (ed. Infomer); il 1° aprile 1993 scende in campo il quotidiano La Repubblica contro il ministro Conte; il 17 aprile 1993 clamoroso tentativo di arresto di Cesare Romiti (a.d. della Fiat); l’8 maggio 1993 il summit dei pm nella Procura di Sala Consilina agli ordine del capo Domenico Santacroce, e poi incontro di Santacroce con l’imprenditore Vincenzo Ritonnaro e la vicenda della prima microspia giudiziaria; il 10 maggio 1993 interrogatorio a Sala Consilina per l’imprenditore Alberto Schiavo; il 13 maggio 1993 scompare nel nulla Gaspare Russo che sfugge  ben sette mandati di cattura; il 18 maggio 1993 cade il giudice Alfonso Lamberti con un arresto clamoroso; il 22 maggio 1993 il Consiglio Comunale elegge sindaco Vincenzo De Luca; il 31 maggio 1993 la giornata più nera con l’arresto del sindaco Giordano e di Salzano e Bonavitacola; il 2 giugno 1993 arresto dell’imprenditore Gerardo Satriano (inchiesta Infomer); il 13 giungo 1993 si apprende che Conte era stato fotografato il precedente 2 giugno con il p.g. della Cassazione dr. Albano e forse anche presente la moglie di Zambrotti che è in carcere a Sala Consilina; il 23 giugno 1993 arresto del consigliere regionale Salvatore Aversano; e questo solo per citare alcuni dei tanti clamorosi avvenimenti giudiziari che avevano preceduto, dal 16 aprile 1992,  la giornata del 1° luglio 1993.

Il sindaco Vincenzo De Luca, sindaco, con la ex moglie Rosa Zampetti

Nella mattinata del 1° luglio 1993, giovedì, il neo sindaco Vincenzo De Luca è solo nella sua stanza, è solo come accade sempre nell’ora delle grandi decisioni, è solo ed ha davanti a se un quadro politico-giudiziario devastante, è solo e sa che potrebbe tranquillamente a fare il sindaco per chissà quanto tempo ancora, è solo e pensa al fatto che è stato eletto sindaco da appena 39 giorni, è solo ed è convinto di non dover deludere i suoi più accaniti sostenitori.

Pensieroso come non mai riflette, però, su un aspetto molto importante di tutto quanto sta accadendo e potrebbe ancora accadere; è vero che è stato eletto sindaco quasi a sorpresa ma è stato eletto da tutti quelli che o sono già finiti in galera o sono sotto stretta indagine giudiziaria; oltretutto l’icona del sistema di potere politico contiano è caduta e in quel momento è ancora in carcere. E, soprattutto, non è stato eletto dal popolo.

Si alza, cammina su e giù nell’enorme stanzone; poi si ferma e decide di giocare senza altri indugi il suo “asso nella manica” e decide che ormai il dado è tratto; con la sua già conclamata autorevolezza si affaccia nel corridoio ed a gran voce chiama la segreteria; detta le sue dimissioni ed aggiunge quella frase storica: “Siamo in una situazione in cui anche mantenere una posizione di puro servizio per la città rischia di essere visto, o strumentalizzato, come ottusa volontà di potere”. La carta che gioca è difficilissima, ma la gioca con forza e convinzione con tutti i rischi che già si affacciano all’orizzonte di quei lunghi mesi di battaglia che lo aspettano da ì fino al ballottaggio del 5 dicembre 1993.

Ma se già tutto sembra accaduto qual è la “situazione” cui fa riferimento De Luca nelle poche parole del suo comunicato; deve accadere qualcosa di ancora più eclatante ?

E se la situazione di fatto fino al 1° luglio 1993 e già tutta a lui favorevole, forse è stato spinto a giocare d’anticipo ed a dimettersi; qualcuno gli ha suggerito che qualcosa di clamoroso che deve ancora arrivare ?

La situazione che De Luca ha di fronte in quella mattina è chiara, tutti i suoi potenziali nemici per il palazzo di Città o sono in carcere o sono stati strapazzati dalla magistratura; sul campo, però, restavano in piedi (sebbene alquanto malconci) i suoi due potentissimi alleati/avversari: Carmelo Conte e Paolo Del Mese con i quali nel pomeriggio del 22 maggio precedente era stato costretto a patteggiare per ottenere la maggioranza di un solo voto ed essere eletto sindaco.

Da buon lucano sceglie la strada migliore e si dimette; ottiene due effetti, per prima cosa conferma l’azione giudiziaria che in quel momento vedeva tutti come “mariuoli”, in secondo luogo con il suo gesto conquista la folla dei giustizialisti e gran parte della popolazione che spera in un vero cambiamento. “Mariuoli” un’arma micidiale che userà nella campagna elettorale che di lì a poco verrà.

Le risposte sono difficili, potrebbe darle soltanto Vincenzo De Luca che non le confesserà mai, anche perché dovrebbe chiarire come mai a distanza di sole 24ore dalle sue dimissioni arriva a Salerno il commissario ministeriale Antonio Lattarulo (che poi si rivelerà essere uomo dei servizi segreti); e quali relazioni potrebbero avere le sue dimissioni con quanto accadrà il 5 luglio 1993 ?

 

 

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