“C’è ancora domani”: il film della Cortellesi … rivisto con gli occhi illuminati di una donna in carriera !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ sempre molto difficile stilare un giudizio sulle persone che si hanno di fronte e/o su quelle che, molto spesso casualmente, ascoltiamo e vediamo sui grandi e sui piccoli schermi attraverso una cinematografia diligentemente orientata e una sfilza interminabile di talk-show televisivi male organizzati con le stesse presenze di personaggi molto schierati che assumono le vesti dei tuttologi di giornata

E’ proprio in questo ambito molto scadente e fatiscente che il giornalista deve sapersi infilare, con prudenza ma con decisione, per praticare l’arte più antica del mondo che oggi è stata quasi del tutto dimenticata: “l’arte del vedere, dell’ascoltare e del leggere”, sempre e comunque.

Mi capita spesso di essere trascinato in discussioni tipo talk-show che non hanno né capo e né coda, mi accorgo che ognuno dice la sua pensando di avere svelato ‘unica verità planetaria; per questo preferisco vedere, ascoltare e leggere prima di stilare il benchè minimo giudizio e/o di svelare il mio pensiero personale; purtroppo quasi tutti i giornalisti, oggi, non vedono, non ascoltano e non leggono.

Per farla breve è necessario premettere, prima del racconto, che anche io (influenzato forse dai media) non avevo mai espresso un giudizio positivo sull’attrice Paola Cortellesi; questo per una serie infinita di piccoli particolari e di sfumature che hanno contribuito negli anni a farmi avvertire l’orticaria ogni qualvolta ho avuto modo di vedere, di ascoltare e di leggere le recensioni sulla nota attrice italiana.

Paola Cortellesi con Valerio Mastandrea

Sbagliavo; oggi devo confessare di aver rivisitato e rivisto le mie convinzioni sulla “grande attrice” alla luce di un approfondimento spontaneo prodotto dalla fervida mente (con penna adeguata) di mia nipote Maria Dolores che ha tracciato un profilo molto credibile, e innovativo, della Cortellesi; abbinando il suo nome di Paola ad un’altra Paola (tragicamente scomparsa di recente) e spingendosi fino ad indicarle come possibili portatrici di elementi culturali e comunicativi estremamente necessari al pianeta femminile per compiere quest’ultimo balzo verso la parità di genere. Soprattutto nella battaglia contro la cosiddetta “idiozia del male” sempre presente ed insidiosa nella vita di una coppia; un’idiozia che Valerio Mastandrea (già compagno della Cortellesi) interpreta magistralmente da uomo della strada qual era e qual è.

Mentre scrivo, però, la mia mente corre all’incontro di giovedì sera con una giovane signora, addetta al banco vendita di un caseificio, che avendomi riconosciuto ha portato il ragionamento sulla famigerata parità di genere dicendomi che, forse, a questo punto ci sarebbe bisogno di una serena riflessione collettiva perché adesso la legislazione in favore delle donne è traboccante. Ho semplicemente raccolto il parere di una giovane donna, lavoratrice convintamente a tempo pieno, moglie e madre. Ecco mi sono detto, l’errore delle altre donne in carriera e/o semplicemente donne, è quello di ignorare completamente quello che è il vissuto e il pensiero delle tantissime donne come l’addetta al caseificio che ha, comunque, ricevuto dal marito tutta la libertà possibile nell’organizzare la famiglia, il lavoro e la vita. E credo che non abbia nulla da rimproverarsi se la pensa in maniera completamente diversa dal modello di donna che la Cortellesi ha voluto rimandare come messaggio e che Maria Dolores ha magnificamente commentato.

Ma vi lascio allo scritto che ho innanzi annunciato:

 

Dott.ssa Maria Dolores Bianchini

Maria Dolores Bianchini: “c’è ancora domani”

Era da 13 anni che non andavo più al cinema…fino a quel momento non ne avevo mai sentito la necessità, il “bisogno”… non so cosa mi abbia spinto giovedì ad andarci dopo così tanto tempo … avevo visto un breve trailer del film e all’improvviso ho sentito forte un richiamo atavico e il desiderio di “unirmi” ai volti delle tante donne che la Cortellesi ha voluto rappresentare e ricordare in questo spaccato di vita italiana del dopo guerra … un dopo guerra di fame e di stenti che quelle tante donne, così “maltrattate” e poco considerate, hanno di sicuro contribuito a far superare col loro lavoro “silenzioso, ignorato e sottopagato”.

Con la loro grande capacità di sacrificio, a bocca “chiusa” e a denti stretti si sono private di tutto pur di dare ai figli l’opportunità di “andare a scuola”, di avere un futuro migliore …

Ero in ritardo, dopo una giornata trascorsa tra lavoro e impegni vari, e mi sono ritrovata a fremere come nella scena in cui lei attendeva che la messa terminasse e allora, come lei ha fatto nell’ultima scena, ho cominciato, nonostante i miei problemi “fisici”, a correre verso il cinema, verso quello che era il mio forte desiderio in quel momento: essere presente allo spettacolo, essere lì …

Ed è valsa la pena fremere e correre … è valsa la pena applaudire con tutti gli altri alla fine dello spettacolo mentre lacrime di gioia, mista a rabbia mi scorrevano sulle guance…

Un film spettacolare … delicato nella sua “crudezza”, un film di una verità disarmante … coinvolgente nei toni, nei testi, nelle musiche, nei vedo non vedo … nel finale a sorpresa, non scontato e sul serio inaspettato che ha davvero chiarito il “vero messaggio” della storia raccontata…

Bravissimi e credibili gli attori e soprattutto fantastica Paola che, quando ha pronunciato il suo “ma ndo’ vado”, mi ha ricordato un’altra Paola e il suo destino crudele, probabilmente diverso se quel “domani” ci fosse stato davvero …

“C’è ancora domani”, ma a volte mi sembra sia ancora ieri: “tu sei mia”, “zitta tu, che non capisci niente”, “tu non vali niente” …

Questo film, realizzato da una donna, dovrebbero vederlo tutte le donne, dovrebbero proiettarlo nelle scuole…oggi è un continuo parlare di discriminazione, di diritti negati…un continuo tentativo di classificare di dare un nome ad ogni sfumatura di “orientamento sessuale” , quando invece non si è ancora pervenuti sul serio ad abolire la “discriminazione” primaria tra genere maschile e genere femminile…quando tanti sono ancora convinti che le donne siano “incapaci” di fare, pensare, progettare al pari degli uomini…

Non è necessario dare un nome agli “orientamenti”, è necessario semplicemente avere “rispetto” di tutti e tutte in quanto “persone” che hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri…doveri non legati al “genere”…

I condizionamenti anche subdoli e involontari che ancora oggi le famiglie e la società continuano ad effettuare, soprattutto sulle bambine, portano queste ultime a crescere pensando di dover essere oltre modo “accudenti”, che sia un loro compito esclusivo e primario il dover educare i figli, tenere unita la famiglia, gestire le attività domestiche perché tutti stiano “bene”, mentre gli uomini hanno tutt’al più la “possibilità” di “aiutarle” in questo che è un loro compito da secoli ormai …

Certo le donne oggi lavorano anche in campi a loro prima preclusi … ma poche, se pur consapevoli di poter fare come e meglio di un uomo, hanno il “coraggio” di dedicarsi pienamente e liberamente a quel lavoro, perché hanno spesso “sensi di colpa” perché hanno paura così facendo di “togliere” qualcosa alla loro famiglia …

Quella di dare “precedenza” alla propria realizzazione nel mondo lavorativo, piuttosto che al proprio ruolo di “marito o padre”, è ancora una prerogativa maschile: la donna è tale e realizza se stessa solo se “moglie e madre” … questo è il condizionamento ancora radicato nelle menti di tante della mia generazione: non sei una vera donna se non hai un uomo al tuo fianco, se non hai avuto figli e, quando li hai, se non dedichi il tuo primo pensiero a loro …

Io credo che TU sia una vera Donna a prescindere dall’essere parte di una “coppia” …

Sei una vera Donna quando pensi con la tua testa, quando hai qualcosa da dire e la dici, quando ti rimbocchi le maniche e realizzi un tuo desiderio o un tuo sogno, sia che si tratti di fare il giro del mondo, che di progettare un grattacielo o fare un intervento a cuore aperto o semplicemente quando si tratta di  vivere le tue giornate “ordinarie” tenendo presente che la prima persona da rendere felice sei TU … che non devi “annullarti” nel dare o fare per gli altri  solo per aver diritto a  ricevere approvazione da chi ti sta intorno, solo per ottenere il riconoscimento del tuo  “esistere” …

Non è necessario essere “una brava bambina” per avere il diritto di essere amata e di essere felice…

TU hai il diritto di essere amata e di essere felice a prescindere!

Io l’ho capito solo da pochi anni, ma

C’È ANCORA DOMANI!

 

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