Il tema della Giustizia e le cinque riforme epocali, la separazione delle carriere dei giudici è un bene necessario ?

da Pietro Cusati (giurista – giornalista)

Carlo Nordio - ministro della giustizia

L’abolizione dell’abuso di ufficio, la custodia cautelare, le intercettazioni, l’ informazione di garanzia e la separazione delle carriere dei magistrati . ‘’Sono molto soddisfatto di come stiamo procedendo con il cronoprogramma. Qualche risultato già si è visto, con la riduzione degli arretrati con tutta una serie di provvedimenti che riguardano l’efficienza della giustizia. Per quanto riguarda la giustizia penale, i risultati si vedranno quando il Parlamento avrà approvato .La separazione delle carriere richiede una riforma costituzionale, che non si improvvisa in pochi giorni’’. Lo ha detto il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio,  intervenuto al forum annuale “Europa rapita: dove ritrovarla”, organizzato a Stresa dalla Fondazione Iniziativa Europa.La separazione delle carriere richiede una riforma costituzionale, che non si improvvisa in pochi giorni,  “l’ obiettivo è quello di realizzare compiutamente il processo accusatorio attraverso la separazione delle carriere, pur salvaguardando un principio assolutamente non negoziabile, che è quello dell’assoluta indipendenza del Pubblico Ministero che non deve essere minimamente sottoposto al potere esecutivo”. Il tema della separazione delle carriere fra funzione giudicante e funzione requirente è assolutamente fondamentale. La questione fu spiegata  da Giovanni Falcone in un’intervista a “Repubblica” del 3 ottobre 1991.Il PM,  ‘’non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di paragiudice… Chi, come me, richiede che siano, invece, ‘’giudice e PM’’ due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, desideroso di porre il PM sotto il controllo dell’Esecutivo”.  “La regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del Pubblico Ministero non può essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e quindi le abitudini, l’habitus mentale e le capacità professionali richieste per l’espletamento di compiti così diversi”. “Disconoscere la specificità delle funzioni requirenti rispetto a quelle giudicanti, nell’antistorico tentativo di continuare a considerare la magistratura unitariamente, equivale paradossalmente a garantire meno la stessa indipendenza e autonomia della magistratura”.Tra i tanti giuristi autorevoli che si sono esposti a favore della separazione delle carriere  Giuliano Vassalli , Giandomenico Pisapia,Giovanni Conso.Valerio Spigarelli, ex presidente delle camere penali , ha rilasciato un’intervista dove afferma: “Il vero problema della giustizia italiana è che la terzietà del giudice non solo non è garantita, non c’è proprio. Il giudice resta contiguo al magistrato inquirente, ne condivide le istanze volte ad affermare la pretesa punitiva dello Stato e anzi se ne fa spesso carico in prima persona. A dimostrarlo è anche l’altissimo numero di provvedimenti di custodia cautelare: l’Italia è il solo paese europeo dove i detenuti in attesa di giudizio superano il 40% del totale. E la motivazione prevalente è quella del pericolo della reiterazione del reato: proprio perché il giudice condivide in pieno l’idea che il processo sia uno strumento di difesa sociale, non di risoluzione di una singola vicenda che contrappone lo Stato a un singolo imputato”.

 

 

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