TOGHE c/ GOVERNO: sfida a tutto campo … questa volta la politica deve resistere, resistere, resistere

 

Aldo Bianchini

Crosetto e Nordio

SALERNO – Eccoci, finalmente direbbe qualcuno; è arrivata la paventata rivolta dei magistrati  (alcuni !!)  contro un governo legittimamente eletto dagli italiani.

Ed è la seconda volta che questa rivolta emerge dalle tenebre dei complotti per diventare tragica realtà; una trentina di anni fa fu Francesco Saverio Borrelli a gridare all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano “Resistere, resistere, resistere”, uno slogan che diffusosi rapidamente in tutta Italia riparò il lato “B” di diversi magistrati dagli effetti di una riforma a più riprese annunciata a squarciagola da un incauto Berlusconi e mai realmente realizzata; oggi invece una parte della magistratura grida che “ … è disposta a tutto per fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni …”.

Premesso che, nella sostanza, il ministro della difesa on. Guido Crosetto non è “un coglione” come lo fu Silvio Berlusconi, e ancora che Crosetto non è ricattabile come il cavaliere, prima di affrontare qualsiasi ragionamento è necessario fare proprio “il retroscena” ottimamente descritto nell’edizione del 27 novembre 23 dl quotidiano Il Mattino:

 

  • ROMA Palermo prima, Napoli poi. Due congressi di una corrente della magistratura. In ambo le occasioni critica nei confronti dell’esecutivo e “disposta a tutto” per «fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni». Sarebbero queste le «riunioni» a cui fa riferimento Guido Crosetto nell’uscita esplosiva con cui ha riacceso la miccia dello scontro con i giudici. La prima risale alla fine di settembre ed è – spiega una fonte vicinissima al ministro – il congresso tenuto da “Area” nella città siciliana. Un vertice in cui «la funzione “anti-maggioritaria” della magistratura e l’opposizione a questo governo è stata annunciata in modo espresso». In particolare le parole del co-fondatore di FdI guarderebbero quindi all’intervento di Stefano Musolino, segretario nazionale di “Magistratura Democratica” (che assieme a “Movimento per la Giustizia” compone “Area”, detiene 900 iscritti sui quasi 9mila magistrati in servizio e si configura come di chiara ispirazione progressista): «C’è una evidente insofferenza verso l’indipendenza della magistratura e la sua fisiologica costituzionale funzione anti-maggioritaria a tutela dei diritti fondamentali». Una indipendenza, continua il magistrato, di cui siamo «onerati» affinché «ogni qual volta maggioranze contingenti avessero messo sotto scacco o in pericolo i diritti costituzionali il ruolo della magistratura dovrà essere subito un riequilibrio di questo attacco a tutela dei diritti fondamentali».

 

Ma questo descritto è soltanto il retroscena ufficiale; dietro le quinte c’è sicuramente molto altro perché se è sceso in campo Crosetto è come se a parlare fosse stata la stessa premier Giorgia Meloni; questo mi sembra chiaro e senza dubbi.

Soltanto che questa volta, rispetto a trent’anni fa, il Paese (o meglio la Nazione) è cambiato; e se l destra allora conquistò il potere nettamente a sorpresa, questa volta ci è arrivata dopo un lungo periodo di maturazione sotto l’abile guida della Meloni; e quindi nei gangli oscuri della Repubblica (dove si annida il vero potere) è riuscito ad entrare anche qualche anima di destra.

Ragion per cui questa volta il Governo è riuscito ad anticipare i tempi per cercare di smascherare il “colpo al bersaglio grosso” che probabilmente una ristrettissima congrega di magistrati stava e sta preparando, forse, direttamente contro il capo del governo.

Altrimenti non si spiegherebbe, o si spiegherebbe poco, questa levata di scudi improvvisa – dura e irreversibile ma ritardataria e non immediatamente conseguenziale ai due congressi (Palermo e Napoli) sopra citati, che pure avevano evidenziato un non sopita ostilità verso il governo in carica che anche questa volta, come quelli che lo hanno preceduto, fa troppe chiacchiere e poca sostanza intorno all’agognata riforma della giustizia.

Mi chiedo ora, come mi chiesi allora, perché perdere tempo in inutili discussioni quando ci sono i numeri e ci sono le convergenze; la riforma della giustizia va fatta in silenzio, senza annunci e senza tentennamenti; in caso contrario anche questa volta la politica non riuscirà a riprendere il suo ruolo nei confronti degli altri presunti poteri dello Stato.

E se, come da notizie dell’ultima ora, il ministro Crosetto frena sul complotto giudiziario e il ministro Nordio congela le pagelle sui magistrati, peggio per loro, saranno in poco tempo spazzati via.

Ma la stessa cosa vale per tutti quei magistrati adusi all’utilizzo politico del loro potere; se continueranno a negare (come fa dalle pagine di “leCronache.it” l’ex pm Michelangelo Russo) i numerosi tentativi di destabilizzare la politica in questi ultimi trent’anni, saranno spazzati via anche loro.

 

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