«Giorni di Sabbia»: il dolore e la rinascita secondo Aimée De Jongh

 

La scrittrice Aimèe De Jongh

Il 2023 che sta volgendo al termine ha visto l’affermazione come tra i migliori graphic novel «Giorni di Sabbia» della fumettista olandese Aimée De Jongh.
La storia è ambientata negli Stati Uniti del 1937, nel pieno della Grande Depressione e due anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale: il protagonista è il giovane fotografo John Clark, che viene assunto da un’agenzia governativa per documentare, attraverso i suoi scatti, le conseguenze delle Dust Bowls, note tempeste di sabbia che colpivano all’epoca Kansas, Oklahoma, Texas e parti delle regioni adiacenti come New Mexico e Colorado. Tali tempeste avevano spinto molte famiglie e lavoratori agricoli a spostarsi verso l’ovest, verso la California, alla ricerca di un futuro migliore per loro e per i propri figli. John incontrerà alcune famiglie dell’Oklahoma, di cui una parte è ostile a causa del suo mestiere, stringerà amicizia con qualche membro di altre famiglie del Texas, di cui un afroamericano, e fotograferà le zone desolate di quelle regioni con dei dubbi che tuttavia lo tormenteranno.
Edito e tradotto in Italia dalla Coconino Press e nominato nei principali festival stranieri sul fumetto, ci si focalizza sul lavoro del protagonista che ben presto, nel corso della lettura, diventerà qualcosa di molto personale, trovando tra le pagine un rapporto conflittuale con il padre; contemporaneamente gli incontri che John effettua con famiglie, talvolta rabbiose, corrose fisicamente e mentalmente dall’insostenibilità di quelle terre, diversamente da altre che combattono con coraggio e caparbietà, lo trasformeranno a tal punto che rinasce nell’animo sentendosi molto vicino alle loro sfortunate storie.
In «Giorni di Sabbia» De Jongh si è ispirata ad un classico della letteratura mondiale, «Furore» di John Steinbeck, nella quale c’è una netta somiglianza con la famiglia di Tom Joad e le famiglie che incontra il fotoreporter John Clark nelle regioni coinvolte al centro delle Dust Bowls, ma dentro il fumetto sono presenti richiami anche fotografici come testimoniano gli scatti di Walker Evans e Dorothea Lange, famosa per «Migrant mother», una foto che riassumeva uno dei periodi più bui della storia dell’economia americana, e infine le canzoni folk impegnate di Woody Guthrie.
«Giorni di Sabbia», stato inserito tra le migliori graphic novel dal “Guardian” e da “Forbes”, non è altro che un’aperta riflessione dell’impatto dell’uomo sull’ambiente e delle catastrofi climatiche e anche sull’utilizzo delle immagini e sul ruolo dell’informazione giornalistica.
Dott. Vincenzo Mele

 

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