SICUREZZA – LAVORO: sulla strage di Firenze … parla il presidente della Federcepicostruzioni ing. Antonio Lombardi

 

Aldo Bianchini

Ing. Antonio Lombardi - presidente nazionale Federcepicostruzioni

SALERNO – Stesse scene di morte e dolore, stessi commenti ormai ripetitivi, stesse promesse inutili, stessi interventi di gente che su un cantiere di lavoro non ha mai messo piede; anche dopo la strage sul lavoro di Firenze con cinque morti ed alcuni feriti siamo costretti tutti (almeno per me è così) ad assistere nuovamente alle solite sceneggiate italiane (più pericolose di quelle napoletane) portatrici di una certezza: da domani non sarà più così.

Prima di andare avanti è giusto premettere che scrivo da tecnico e non soltanto da giornalista su una materia, quella della sicurezza nei cantieri di lavoro, che ho gestito per 38 anni nelle vesti di “ispettore di vigilanza per gli infortuni sul lavoro”; per rispetto del senso di appartenenza cerco di scrivere sempre pochissimo sulla spinosa materia ma niente mi impedisce di affermare che leggo ed ascolto riflessioni, commenti e certezze da gente (giornalisti compresi) che non hanno mai messo piede su un cantiere di lavoro e che, conseguentemente, ignorano le pur minime dinamiche organizzative e tecniche legate alla produzione, alle entrate ed alla sicurezza dei lavoratori e degli stessi cantieri. Tutte cose che molto difficilmente possono essere regolate e risolte con regolamenti, decreti e leggi; insomma, prima di parlarne bisognerebbe viverle quotidianamente.

C’è addirittura qualcuno che, sulla scia della forsennata e inutile rincorsa del giudice torinese (ma nato a Vallo della Lucania) Raffaele Guariniello, insegue il sogno di assimilare l’infortunio sul lavoro in genere, soprattutto quello mortale, ad un omicidio volontario. Aberrazione totale; quasi come se il DL (datore di lavoro) fosse un delinquente senza scrupoli e non un imprenditore che offre lla comunità in cui opera decine e decine di posti di lavoro.

Bisogna partire dall’inizio e spiegare per bene che i cantieri e le macchine operatrici, per una essenziale ragione di sopravvivenza complessiva, seguono una scaletta ben precisa: produzione, entrate, posti di lavoro e sicurezza; e su questo non c’è regolamento – decreto o legge che tenga. Punto.

Ed ha fatto benissimo, qualche giorno fa, ad intervenire sulla materia l’ing. Antonio Lombardi (presidente nazionale della Federcepicostruzioni), con un chiaro intervento da tecnico qualificato, per cercare di stoppare tutte le esagerazioni e le insinuazioni che vengono lanciate come secchiate di acido muriatico sulla grande scena della “sicurezza, igiene e prevenzione nei cantieri di lavoro”, mettendo bene in risalto alcuni punti decisivi della discussione che puntuale ritorna dopo ogni grave incidente sul lavoro:

  • Non è giusto, ed anzi è evidentemente fuorviante e strumentale, scaricare sulla normativa vigente o sull’intero comparto, responsabilità ed omissioni che, ove accertate, non potrebbero che gravare sui singoli;
  • La tragedia di Firenze non può essere in alcun modo ricondotta, neppure in maniera velata, lontana o indiretta, al nuovo codice degli appalti pubblici o alle riforme imposte dal Pnrr;
  • È parimenti falso e strumentale affermare che le riforme attuate riducano i controlli sui materiali impiegati nei cantieri, le certificazioni sulle imprese in subappalto, i compiti o le responsabilità del progettista o del direttore lavori;
  • I cantieri edili non sono “terra di nessuno”;
  • Il comparto delle costruzioni in Italia è tra le grandi eccellenze del Paese .

Da tecnico devo dire che l’intervento dell’ing. Lombardi è una delle pochissime cose più serie che ho sentito e letto negli ultimi anni sulla complicatissima materia della sicurezza che ancora oggi, come è sempre stato in passato, miete vittime innocenti per un totale (dice l’INAIL) di circa tre morti al giorno.

Ma la gravissima vicenda di Firenze mi riporta alla mente anche una enorme catastrofe accaduta verso la fine degli anni 70 in una industria conserviera del nocerino che all’epoca seguii direttamente come ispettore: crollò un capannone industriale, morirono sette operai, una quindicina di feriti, dei sette morti ben cinque lavoravano in nero.

Insomma dopo oltre cinquant’anni non è cambiato assolutamente niente; solo chiacchiere al vento.

 

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