Cooperative, Crescent e Mercatini: tra vecchia e nuova Procura … le lacune della giustizia ?

 

Aldo Bianchini

I famosi mercatini di Natale di Salerno

SALERNO – Il fatto che possa passare nell’immaginario collettivo il concetto di una Procura che insabbia e/o di una Procura che attacca non mi fa sentire tranquillo. In definitiva non mi piace né l’una e né l’altra soluzione; mi inquieta il solo pensare di come viene utilizzata l’obbligatorietà dell’azione penale.

Difatti se l’azione penale è obbligatoria non riesco a capire come mai, partendo dal caso specifico dei Mercatini di Natale, la nuova Procura si affanna a notificare avvisi di garanzia a cinque presunti colpevoli (Loffredo, Di Lorenzo, Pietrofesa, Fiore Michele e Ferrara) e non si preoccupa di aprire un’indagine sul perché quei fascicoli sarebbero rimasti rinchiusi in vecchi e impolverati cassetti sempre anonimi anche se la stampa che erano stati gestiti dalla  Guardia di Finanza e da tre PM che operarono nel 2016.

Passa nell’immaginario collettivo, a ben leggere i report giornalistici, l’immagine dei tre investigatori di oggi (Borrelli capo della Procura, Cannavale aggiunto e Castello capo Squadra Mobile) che con tanto di pile-batteria strette tra i denti si aggirano negli archivi e negli scantinati del palazzo di giustizia, tra scarafaggi e ratti, alla ricerca di improbabili elementi di accusa per arrivare a scoprire un fascicolo con cinque indagati per reati che neppure un avvocato di ufficio riterrebbe interessanti. Questa Procura mi piace ancora meno rispetto a quella che, secondo il comune sentire, insabbiava.

Il Crescent di Salerno con Piazza della Libertà

Tutto questo mi dà la netta percezione di una giustizia non libera, e neppure autonoma e indipendente. E i report giornalistici di sabato 20 novembre (sulle motivazioni dell’assoluzione di tutti gli imputati a processo per il Crescent e della presunta inchiesta sui Mercatini di Natale spacciata per nuova ma vecchia e soprattutto già vagliata anche da altri Organi dello Stato), confermando la mia ipotesi, fanno emergere con chiarezza che  quando si tratta di insabbiare o attaccare vengono scavalcate tutte le regole del gioco che forse neppure sono ben conosciute.

In questa direzione la sentenza di appello del Crescent (Ora i magistrati spiegano il «loro» perché. E ne hanno per tutti: procura, difese e persino parti civili lasciando intendere come sia stato un processo pressoché inutile – fonte Il Mattino) è tranciante e senza alcuna possibilità di appello; la sentenza parte col dire che quello è stato “un processo inutile” ed in essa si contesta l’insipienza degli investigatori, dei magistrati inquirenti/requirenti ed anche degli avvocati; una insipienza che ci porta a concludere che nessuno, almeno nel processo Crescent, ha saputo fare il proprio mestiere.

Per rimarcare lo stato penoso in cui versa la giustizia non vorrei riprendere le parole di quel Gip che nel 1992 nel contesto di una ordinanza scrisse “che la prognosi comportamentale non può, dunque, che essere infausta”.

 

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