LA BUONA ECONOMIA

Alfonso D’Alessio

Giovanni Paolo II ha visto il crollo del comunismo. Il suo successore
vedrà il crollo del capitalismo”.
Queste le parole lapidarie di Martin
Schlag con le quali descrive il suo pensiero circa lo stato attuale
dell’economia internazionale. Vissuto a New York, a Londra, in Austria dove
insegna Diritto Costituzionale all’università di Innsbruk, ora si è stabilito
anche a Roma nel ruolo di docente di Teologia Morale presso l’Università della
Santa Croce. Intende difendere l’economia “buona”, e indica la via della
salvezza per uscire dalla crisi economica che attanaglia l’intero globo. “Solo con le virtù possiamo salvarci dalla
crisi, l’efficienza fine a se stessa porta alla catastrofe”.
Come
contraddirlo, separare l’economia dall’etica è impossibile, o meglio è un
tentativo anche esperito in alcuni casi, ma il frutto è tristemente sotto gli
occhi di tutti. E’ un tema attualissimo, affrontato in modo molto interessante
in una pubblicazione del gesuita Gianpaolo Salvini direttore della Civiltà
Cattolica, da Luigi Zingales docente di Imprenditorialità e Finanza alla
Graduate School of Business dell’Università di Chichago, e Salvatore Carrubba
già direttore responsabile de Il Sole 24 Ore, oggi editorialista dello stesso,
e docente di Politiche per la Cultura presso la Libera Università di Lingue e
Comunicazione IULM di Milano. Nel loro lavoro “Il buono dell’economia”, edito
dall’Università Bocconi, costatano che l’occasione offerta dalla crisi di
trasformarsi in un correttivo morale
dei comportamenti tenuti fino ad ora, non è stata sfruttata. E’ sulla stessa
linea il professor Schlag, “la morale non
è un optional, è intrinseca all’economia”.
Il centro infatti è sempre
l’uomo, la persona che agisce. La crisi è sistemica e appare necessario un
cambiamento nel metodo dell’economia. Occorre evitare gli abusi che ci sono
stati fino ad oggi, imparando a pensare a lungo termine e bandendo l’egoismo.
Questo il pensiero chiaro dello studioso. La Chiesa da quando è stata istituita
da Gesù predica il perseguimento del bene comune come realizzazione dell’uomo.
Essa offre la risposta alla domanda di chi si interroga se si sia ancora in
tempo per umanizzare l’economia. La moderna economia è una parte della
multiforme attività umana, e come tale anche per essa vale il dovere di farne
un uso responsabile. Il fattore decisivo è sempre l’uomo stesso, rivestito da
Cristo della dignità di figlio di Dio. Nella misura in cui si aiuta questi a
prendere coscienza della sua dignità e a viverla concretamente, si cambia anche
l’attività economica. La giustizia intesa come far crescere le persone,
responsabilizzandole e valorizzandone i talenti, conduce all’applicazione della
giustizia sociale, valore imprescindibile per un’economia rinnovata e
sostenibile. Il libero mercato
diventa così il luogo istituzionale per collocare giustamente ed equamente le
risorse mondiali rispondendo efficacemente ai bisogni di tutti. L’utile individuale, sebbene legittimo,
non è l’unico obiettivo e mai deve prevalere sull’utile di tutti. Ecco perché la Dottrina Sociale della Chiesa
ricorda che “il mercato” deve essere ancorato a finalità morali,
salvaguardandolo dal rischio dell’idolatria e della visione riduttiva della
persona umana. L’essere è più importante
dell’avere!
Fino a quando questo non sarà entrato nella mentalità ordinaria
uscendo dalla scontatezza dell’espressione, rischieremo di legare la nostra
esistenza all’andamento altalenante di una “borsa titoli”. Triste prospettiva!

 

 

 

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