ARCHIVIO UNIVERSITA’: INCENDIO TRAGICOMICO O A PUNTATE?

 

Aldo Bianchini

FISCIANO – La settimana scorsa l’Archivio dell’Università di Salerno è andato in fumo, sembra per la terza volta in otto anni: 2004, 2007, 2012. Un evento a puntate, a cui nessuno, vertici accademici in testa, sembrerebbe dare il dovuto risalto. Tanto a pagare sui lavori pubblici (appunto, pubblici!) è sempre Pappagone. Fa tenerezza (o rabbia, decidete voi) la cronaca dell’evento che il  quotidiano La Città  gli ha dedicato: “Prende fuoco un cestino forse a causa di un mozzicone di sigaretta acceso” e provoca presumibili danni “intorno ai sessantamila euro”! Ma vi sembra normale? “Principio di incendio”, ”falso allarme”, .”sistema antincendio” che scatta, il suo responsabile che si precipita “lungo il corridoio del primo piano dell’archivio, dov’era collocato il cestino, per prelevarlo e spostarlo, lontano dai documenti che erano posizionati tra gli scaffali al fine di evitare ulteriori danni” e “spegnere le fiamme che si erano formate nel cestino grazie all’ausilio di un estintore” .  Come a dire: le comiche di Ridolini, Totò e Charlie Chaplin messe insieme.

Il tutto e il contrario di tutto. Eventi banali e tragici fusi da accaldata ricostruzione. Una serie di comiche descrittive e contraddittorie, che affumicano solo la verità. Un cestino già prelevato e spostato che, nondimeno, richiede l’intervento dei vigili del fuoco. I quali corrono si presume a sirene spiegate da Salerno (a non meno di 20 km. di distanza!)   “guidati dal caposquadra Nicola Maglieri” e che quantificano il danno economico “a circa.60 mila euro” dovuti “non tanto per i documenti e i faldoni conservati all’interno dell’archivio, i quali non hanno subito alcun deterioramento”, ma .”piuttosto, per il ripristino dell’intero sistema antincendio, i cui macchinari, dovranno essere sostituiti per renderli nuovamente funzionanti”. E ancora, “oltre ai vigili del fuoco, sul luogo dell’incidente sono giunti anche i carabinieri della locale stazione di Fisciano e alcuni investigatori della polizia di Stato, che risiedono all’interno dell’università.” Tutto rapportato dettagliatamente alla Procura della Repubblica, supponiamo. Eppure, non avremmo mai pensato che un mozzicone di sigaretta meritasse tanta attenzione. Certo, un mozzicone gettato in luogo aperto può radere una foresta. Ma il cestino che sta sul pavimento alla presenza, si suppone, del personale in servizio nelle stanze dell’archivio dell’università, se prende fuoco per colpa di un mozzicone acceso, non lascia partire dal soffitto il fumo; quindi, dall’alto verso il basso. Ma esattamente il contrario. Cioè dal basso verso l’alto. E, poi, chi tra il personale di servizio fuma il sigaro? L’hanno accertato gli investigatori? Certamente sì, riteniamo almeno. Sembrerebbe, invece, che il pericolo sia venuto dall’alto. Dal soffitto, cioè, dove ‘alloggiano’ le tante centraline da cui sarebbe scaturito il fumo velenoso e, quindi, pericoloso, per il personale soprattutto. Dare la colpa al cestino e al suo malevole mozzicone per un problema serissimo esploso dal soffitto dell’archivio è come dire che uno spara a oriente e la vittima viene colpita a occidente. Vada pure per il giornalista superficialotto o poco riflessivo che, probabilmente, si è ‘bevuto’ pari pari la ‘pappa’ scodellatagli da qualcuno abilitato alla rappresentanza ufficiale di diretti interessati allo smistamento altrove della verità. Come quasi sempre accade in simili circostanze, meglio ‘buttare acqua sul fuoco’. Nascondendo la verità, tradendo gli interessi della collettività, proteggendo coloro i quali traggono puntualmente profitto dai lavori pubblici probabilmente fatti con i piedi, condividendo, per paura o interesse, complicità e responsabilità. Del resto, è sempre il Principe a dettare le istruzioni ai colonnelli, i quali eseguono sull’attenti, certi di cotanta immunità. Mozzicone di sigaretta, dunque, o, piuttosto, un sistema di macchinari inefficienti e di scadente qualità, applicati sulle pareti sovrastanti l’interno dell’archivio, con conseguenti lavori che, a questo punto, suggerirebbero un’inchiesta seria e approfondita da parte della magistratura locale?  Procuratore Roberti, gatte da pelare non le mancano di questi tempi. Eppure, le sembra normale che un principio di incendio in un innocuo cestino che chiunque tra gli impiegati presenti avrebbe potuto tranquillamente spegnere usando una bottiglina d’acqua minerale a portata di mano in giorni calienti come questi provochi sessantamila euro di danni?  Se lo scrivono i VVFF c’è da credergli, non le pare? Allora non potrebbe trattarsi di ben altro piuttosto che di povero mozzicone di sigaretta coinvolto, forse, a caso, per confondere le idee e accoppare la verità!!! E lei, Rettore Pasquino, ingegnere meccanico, non di settore ignifugo quindi, ma pur sempre ingegnere, non sospetta nulla? Questo sistematico, a quanto pare, ciclico evento di incendi o presunti tali nell’archivio della sua università, che fanno saltare puntualmente i relativi macchinari e relative centraline, non dovrebbero indurla a disporre un’inchiesta tecnica interna per capire le ragioni di episodi così gravi ed inspiegabili? 60.000,00 euro per tre (2004, 2007 e 2012) fa 180.000,00 euro di danni presunti in altrettanti analoghi e presunti episodi scoppiati negli ultimi otto anni; sempre che la storia non tradisce la nostra memoria. Dia anche lei una mano a Monti e faccia la sua parte. Se non ce la fa (più!!), si dimetta.  Napoli e il suo Comune l’hanno accolta a braccia aperte. La poltrona di Presidente di quel Consiglio comunale le si addice in pieno. Anche quella di Rettore, verosimilmente. Tutte e due insieme, invece, no; proprio no, come le ha suggerito giorni fa, con motivate ragioni, il senatore Antonio Paravia!  E come le ha ribadito indirettamente l’ex-assessore alla legalità del Comune di Napoli, l’ex ed ora nuovamente P.M. – ieri della Procura della Repubblica di Napoli – domani chissà, Giuseppe Narducci. In poco meno di un anno di convivenza politica. Abbandonando prudentemente la sua nuova nave napoletana. In tempo utile, prima che affondi!

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *