Gaza: la lotta per la sopravvivenza

Maria Chiara Rizzo

Troppo spesso si sentono alla televisione notizie- per lo più negative- su Gaza, ma chi sa veramente cos’è Gaza, dov’è, da chi è abitata e di cosa vive la sua popolazione? Beh, potremmo genericamente dire che è una città palestinese così da evadere ogni altra domanda, ma noi vogliamo andare oltre la semplice definizione e raccontare ai nostri lettori un po’ di più, dando loro informazioni che consentano di ascoltare con più criticità quanto ci viene propinato dai media. Premettendo che nessuno detiene il sapere assoluto, cercheremo di fornire solo pochi pezzi di un puzzle che ognuno di lettori ricostruirà andando oltre la “verità” rivelata dalle notizie giornalistiche.Se la descrivessimo come un’enclave palestinese in territorio israeliano renderebbe un’idea, certo, ma molto sbagliata. E’ un’enclave perché è un’isoletta “infelice” che Israele ha “concesso” alla popolazione araba a seguito dell’occupazione della Palestina. Forse questa è la definizione che più si avvicina alla verità. Ma da chi è abitata e quali sono i settori economici portanti? Su una superficie pari a 360 km2 vivono più di un milione 650 mila palestinesi, la maggior parte dei quali in età da lavoro, ma senza troppe opportunità. I palestinesi “confinati” a Gaza vivono costipati in questo stretto lembo di terra dalla alta densità abitativa che non offre loro alcuna risorsa. Con un’esigua attività agricola praticabile ai confini della città, quando le autorità israeliane, sempre per “motivi di sicurezza”, lo consentono, Gaza un tempo poteva contare sul settore della pesca, redditizio fino a pochi anni fa quando le 12 miglia dalla costa in cui era concesso pescare ai circa 3700 pescatori non sono state drasticamente ridotte a 3 dalla Marina militare israeliana. Dimenticavo di aggiungere che tale riduzione si giustifica, ovviamente, con ragioni legate alla sicurezza e, di conseguenza, in caso di superamento di detto confine i militari israeliani sono autorizzati a sparare.  Ma oggi il blocco navale israeliano della Striscia di Gaza e la lotta al contrabbando di carburante diretto a Gaza, messa in atto negli ultimi mesi dalle autorità egiziane, stanno trasformando i pescatori palestinesi in poveri pescivendoli. Il prezzo del gasolio egiziano sul mercato nero della Striscia è triplicato in quanto il governo di Hamas ha imposto un aumento del carico fiscale sulle merci che arrivano attraverso i tunnel. Impensabile è importare gasolio da Israele a causa dei prezzi proibitivi. In più, il mare è poco pescoso per cui bisognerebbe pescare in acque più profonde, ma, come raccontavo poc’anzi, non è possibile. Secondo alcune stime un pescatore che, qualche anno fa, riusciva a portare a casa fino a 300 shekel  (circa 60 euro), oggi ringrazia Allah se ne guadagna 20 (ovvero 4 euro). Siccome questi sono i settori produttivi su cui si basa la sopravvivenza della popolazione di Gaza, è abbastanza eloquente la situazione in cui riversano i suoi poveri cittadini.

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