SHOAH: BESTIALITA’ UMANA

Alfonso D’Alessio

Anche quest’anno si celebra il giorno della memoria per ricordare lo scempio dell’olocausto. Pellicole cinematografiche, documentati, trasmissioni radio, articoli di giornale faranno in modo che la commozione ci prenda, rafforzi in noi il desiderio che non si cada più in un tale precipizio e che, semmai, partendo da quel baratro si riesca a guardare avanti per aborrire ed evitare ogni forma di bestiale razzismo. Ma se questo fosse vero per tutti, come mai esistono forme di negazionismo o di ritorno a ideologie che carezzano l’odio razziale e il nazionalismo come affermazione di un popolo su di un altro attraverso la violenza? Due sono le risposte che si potrebbero dare a fenomeni così deprecabili. Una nasce da un’ulteriore domanda e dalla riflessione cui induce. La tolleranza, il concedere spazio e visibilità ad espressioni di siffatta pochezza umana, è esercizio di democrazia e libertà, oppure è offesa a quanti sono morti per mano di carnefici senza scrupoli? L’altra prende forma dall’amara costatazione che, ancora oggi, esiste un’assenza univoca di condanna per tutti i  genocidi e le nefandezze commesse nella storia e per quelli ancora in atto sul pianeta. In altre parole, fino a quando non si finirà di strumentalizzare la riprovazione di taluni tacendo sugli altri, e si utilizzerà il sistema dell’ingerenza umanitaria solo in posti ove c’è convenienza economica in prospettiva, ogni biasimo risulterà debole. In tutti i casi siamo di fronte alla prova provata che privare l’uomo del rapporto verticale con Dio, non permettergli di gustare la realizzazione che nasce dalla coscienza di aver ricevuto l’elevazione della dignità umana a dignità di figlio di Dio, significa metterlo nelle condizioni di brancolare nel vuoto esistenziale che lo rende capace del peggiore male verso se stesso. Da qui la paura anche per un’Europa illusa di potersi fondare e crescere prescindendo dal riconoscimento delle proprie origini cristiane. Al vuoto sovente si contrappone altro vuoto peggiore del primo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *