Maria Chiara Rizzo
Alle proteste ha risposto con una grande contro-manifestazione Ennahada, il partito tunisino salito al potere dopo l’esplosione della “primavera tunisina”, che sabato ha portato in piazza migliaia di suoi sostenitori. Con l’obiettivo di mostrare il sostegno di cui gode da parte della popolazione, il partito ha creato ad hoc il “momento di gloria” in cui il suo leader, Rachel Gannouchi, ha dichiarato di non aver alcuna intenzione di lasciare il potere conferito alla sua formazione politica tramite investitura del popolo tunisino. E’ difficile verificare ormai il vero sostegno e la volontà del popolo in un paese in cui le speranze e le promesse restano disattese. Le manifestazioni che hanno fatto seguito all’omicidio di uno dei leader della Tunisia laica, Chokri Belaid, hanno dimostrato che il paese è diviso in due e le fratture sembrano sempre meno ricongiungibili. Intanto serpeggiano idee e voci che fanno presagire la possibilità di un governo tecnico, che metta da parte quello degli islamisti oggi al potere, sebbene gli esponenti di Ennahada si battano per preservare il loro ruolo designato dalla volontà popolare. La piazza di Ennahada di sabato era una piazza in cui sventolavano bandiere di movimenti salafiti, quelle verdi rappresentanti l’Islam, quella palestinese e quella francese in segno di protesta e disprezzo. Insomma, la manifestazione aveva una connotazione fortemente confessionale e gridava dissenso, disprezzo e ira nei confronti della Francia, più volte tirata in ballo nelle ultime settimane come “mano invisibile” che giostra e si cela dietro eventi che mettono a dura prova l’unità nazionale. Per l’occasione in piazza è stato montato uno schermo gigante che avrebbe dovuto consentire, alla massiccia folla che si aspettava, di seguire il discorso degli uomini di potere, il cui messaggio inequivocabile è stato: “Non riuscirete a sbarazzarvi di noi e noi non cederemo
