Spending Review: la scuola senza carta igienica

 

 Aldo Bianchini

SALERNO – Tutti i Comuni d’Italia hanno l’obbligo di fornire ai dirigenti scolastici delle scuole materne, elementari e medie i fondi finalizzati all’assistenza educativa e la dotazione di materiali di pulizia e di igiene. A Salerno 11 dirigenti scolastici hanno preso carta e penna (quel poco che rimane !!) per sollecitare il sindaco Vincenzo De Luca a provvedere di conseguenza in quanto dal 2010 sono stati operati tagli profondi a detti fondi. Questa in sintesi la notizia pubblicata da “Il Mattino” del 10 aprile 2013; nel contesto dell’articolo si parla anche di “collette” tra genitori degli alunni per provvedere alla bisogna. A Mario Montera, Alessandro Turchi e Luisa Del Forno (i tre dirigenti che hanno parlato e scritto probabilmente più degli altri) vorrei soltanto ricordare che nell’esplicitazione della giusta e doverosa protesta non devono mai trascurare un piccolo dettaglio: “tutto questo ce lo meritiamo”, per una serie infinta di ragioni che affondano le proprie radici nella notte dei tempi. Una notte che “non può non essere nota” agli stessi dirigenti scolastici così come agli indignati genitori degli alunni. Difatti se tutti facessimo un sereno esame di coscienza dovremmo concludere che per cinquant’anni, e passa, abbiamo esagerato in maniera vergognosa. Il problema era ed è di una gravità assoluta. Già verso la fine degli anni ’60 (la notte dei tempi !!) la Corte dei Conti aveva segnalato al mondo politico che le spese dello Stato per “assistenza educativa, dotazione di materiali di pulizia e di cancelleria” erano lievitate da 14miliardi a 18 miliardi di vecchie lire soltanto nel passaggio dall’anno 1968 al 1969. La Corte invitava i vari Ministeri ad effettuare drastici tagli di quella spesa. In altre parole lo Stato sovvenzionava e rifocillava tutti i “dipendenti pubblici” che facevano, ovviamente, incetta di tutto: carta igienica, medicinali, cancelleria (penne, gomme, matite, carta, carta copiativa, ecc.), attrezzature infermieristiche, finanche suppellettili e tanto altro ancora. Un po’ come i “marescialli” addetti alle mense facevano nell’Esercito Italiano. Insomma ognuno attingeva (cioè rubava !!, a meno che non si voglia sostenere che sottrarre una matita non è furto) dal proprio ufficio tutto quello che gli serviva quotidianamente per pianificare meglio il suo bilancio familiare, partendo da un assunto sbagliatissimo che vedeva nella sottrazione di beni comuni non un’azione illegale ma una sorta di “status simbol” nei riguardi di parenti ed amici. Certamente così, perchè non si lesinavano neppure le regalie di quei beni ai parenti ed agli amici che non avevano la fortuna di essere pubblici dipendenti. La dura presa di posizione della Corte dei Conti sollevò, naturalmente, un vespaio di polemiche fino al punto che dovettero intervenire “i sindacati” che nella loro azione di demolizione del pubblico apparato arrivarono finanche a sostenere che quelle “piccole sottrazioni” non erano altro che un “incremento salariale” da non demonizzare più di tanto. Ecco perché il nostro è il “Bel Paese”, perché abbiamo continuato per decenni in queste pratiche che definire delinquenziali è poco. Non sono in grado di puntualizzare lo stato dell’arte al momento in cui scrivo, anche perché ho lasciato da qualche anno il pubblico impiego, credo e spero che la situazione sia cambiata in meglio anche se leggermente. Per ritornare all’argomento della carta igienica ricordo un episodio accaduto intorno alla metà degli anni ’70, episodio che fu eclatato anche dalla stampa locale: un dipendente pubblico fu beccato dal suo direttore mentre alla chetichella portava a casa un pacco di carta igienica. Non svelo le generalità del dipendente per un doveroso rispetto nei confronti di una persona che conoscevo benissimo e che da qualche anno non c’è più. Anche in quel caso i sindacati fecero fronte comune ed impedirono al direttore di assumere i necessari provvedimenti. Invito chiunque è, è stato o ha avuto genitori nel pubblico impiego a smentire quanto ho scritto. Era naturale che alla fine mancasse per davvero la carta igienica nelle scuole, non perché se la portano a casa ma perché il Comune ha tagliato i fondi ad un “pozzo senza fine”. Non mi schiero certamente dalla parte del sindaco De Luca ma non me la sento nemmeno di dargli addosso; del resto è giusto cominciare a restituire un po’ alla volta, cominciando proprio dalla carta igienica, quella montagna di beni sottratti nei decenni alla pubblica amministrazione.

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