Sanità: cronaca di un intervento, da Sassano a Napoli

Aldo Bianchini

NAPOLI – Non sono il tipo da sbracciarmi più di tanto in smancerie o in falsi salamelecchi, tutt’altro. Cerco di raccontare la cronaca nuda e cruda dei fatti che osservo e a volte anche quelli che direttamente mi riguardano. Come nel caso specifico di oggi. Qualche giorno fa mi sono recato a Napoli nell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” presso il reparto di Patologia Sistematica guidato dal prof. Giuseppe P. Ferulano. In pratica per farla breve mi sono recato in quello che per la massa è noto come il famoso “Secondo Policlinico”. La location, non scelta, l’ambulatorio di senologia diretto, guarda caso, dal dott. Tommaso Pellegrino (sindaco di Sassano e già deputato al Parlamento nella legislatura 2006-2008), un medico prestato alla politica. Avevo necessità di un piccolo intervento ambulatoriale e, quindi, in mattinata sono giunto nell’edificio n.5 dell’isola n.7. L’astanteria piena di gente tra le quali ho scorto ed ho, doverosamente,  una signora di Sassano, paese d’origine (come dicevo) del dott. Pellegrino. Ho atteso il tempo necessario per la mia chiamata, mi sono subito reso conto di trovarmi al centro di un’organizzazione quasi ai limiti della perfezione; lo dico non tanto perché conosco benissimo il sindaco di Sassano ma soltanto perché anche le chiamate da parte dei tantissimi medici dell’ambulatorio si sono susseguite con un ordine e con una consequenzialità rispettosa innanzitutto dell’ordine di arrivo in astanteria ed anche del tipo di intervento o cure mediche da effettuare su ogni singolo paziente. Ciò non ha impedito, comunque, al responsabile dell’ambulatorio di senologia di venire nella sala d’attesa per salutarmi dopo aver, e non solo per cavalleria, ossequiato la signora che era seduta in attesa e che era arrivata  prima di me nell’ospedale. Quando è giunto il mio turno ho oltrepassato la porta che consente l’accesso ai reparti, l’ho fatto con una certa preoccupazione, come accade a tutti i pazienti, ma mi sono subito tranquillizzato perché ho percepito nell’aria una sorta di palpabile comprensione anche dal punto di vista umano e psicologico da parte di tutti quei signori in camice bianco che mi hanno subito circondato, insieme al loro capo, mentre mi allungavo sul lettino ospedaliero. Una quarantina di minuti in tutto, tanto è durato l’intervento, durante i quali, nonostante l’anestesia locale, ho avuto la possibilità di dialogare su temi anche di grande importanza come le esigenze di materiale medico e di strutture tecniche sempre più all’avanguardia. L’equipe del dott. Pellegrino, cioè di Tommaso, è riuscita ad allontanarmi dal pensiero dell’intervento operatorio che stavo subendo, e lo ha fatto in una maniera davvero coinvolgente trascinandomi su temi di grandissima attualità per quanto attiene la sanità pubblica. All’improvviso la voce di Tommaso <<Aldo, abbiamo finito !!>> mi ha riportato alla realtà del momento. <<Ma come hai già finito>> gli ho risposto ; qualcuno poi mi ha aiutato a rimettermi seduto sul lettino, qualche minuto e mi sono rivestito e subito ho rimesso i piedi per terra. Non c’è sensazione più bella di quella del rimettere i piedi per terra dopo un intervento chirurgico anche se esso è di natura ambulatoriale. Li ho guardati in faccia, uno per uno, tutti giovani e tutti coscientemente consapevoli della loro missione e del ruolo di grande responsabilità che hanno nella società, e non soltanto per il giuramento di Ippocrate. Ragazzi in gamba, professionisti giovani ma preparatissimi e disponibilissimi sotto il profilo del rapporto umano che ogni medico dovrebbe avere con il paziente. Mi sono complimentato con Tommaso per l’ottima organizzazione data alla sua equipe di lavoro fatto anche di scambi continui di informazione sui tanti e diversi pazienti in cura ambulatoriale e/o ricoverati per patologie, ovviamente, molto più serie di quella per cui mi sono recato io nel policlinico. Un saluto e un ringraziamento, forse anche frettoloso da parte mia, a tutti i componenti lo staff e dopo una breve attesa cautelare in astanteria ho potuto lasciare l’edificio n.5 per far ritorno a casa. Mi sono girato su me stesso,mentre mi portavo verso il parcheggio, per guardare da lontano l’edificio che dall’esterno sembra malandato e che, invece, nel suo ventre nasconde incredibili professionalità e tantissima umanità. Davvero complimenti sinceri al bravo Tommaso Pellegrino ed a tutto il suo staff e gli chiedo scusa se andando via mi sono ritrovato a pensare come mai un professionista, così giovane e così valente, si sia lasciato prendere dalla politica che espone chiunque a  mille brutture. Ah ! dimenticavo un particolare molto importante; quando sono uscito dal reparto non ho trovato più in astanteria la signora di Sassano; era andata già via, giustamente, era arrivata prima di me. E poi, soprattutto noi giornalisti, non vediamo l’ora di parlare male della sanità pubblic

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