Caimangate/51: Gianfranco Valiante, il coraggio del sacrificio

Aldo Bianchini

SALERNO – Che un illustre esponente della nobile (dal punto di vista politico !!) schiatta dei  “Valiante” dovesse o potesse un giorno sacrificarsi nel nome e per conto del potente “De Luca” (che di nobile schiatta non ha alcun requisito !!) non sembrava neppure lontanamente possibile; e invece è accaduto. Per quel che mi riguarda, e per quanto possa conoscere Gianfranco Valiante, quella di Baronissi è stata (almeno per me) una battaglia per la quale e nella quale il consigliere regionale non aveva e non ha alcun interesse specifico. Ecco, allora, perché parlo nel titolo di sacrificio volontario. Una battaglia molto brutta, combattuta strada per strada, casa per casa, porta per porta, con tutti i mezzi possibili, anche quelli che fanno facilmente gridare al voto di scambio da entrambi gli schieramenti (sia ben chiaro !!); ma è stata una battaglia nella quale non vedevo e non vedo per quale ragione Gianfranco Valiante abbia tirato la volata, fino all’esasperazione, di una vendetta che non era sua ma soltanto di Vincenzo De Luca, amico di tante campagne politiche di Giovanni Moscatiello, ed ora suo acerrimo nemico. Se non scrivessi quello che sto scrivendo non mi sentirei più in grado di fare il giornalista libero da ogni condizionamento. Non avrei mai immaginato un giorno di annoverare anche Gianfranco Valiante tra gli <<uomini del capo>> disposto a qualsiasi tipo di sacrificio pur di consentire al capo di continuare a fare la sua intrepida e tracotante, seppure finta, battaglia politica all’insegna della trasparenza. Mi ha colpito, in particolare, una delle prime affermazioni da sindaco che Valiante ha gridato ai quattro venti come una nuova ed incalzante sfida, dopo Moscatiello l’obiettivo è chiaramente Giovanni Romano (assessore regionale e riconfermato sindaco della sua Mercato S.S.): <<Io mi dimetto, Romano incompatibile ma non lascia>>. Mi sembra davvero, e Gianfranco non me ne voglia (almeno più di tanto !!), una tipica espressione del <<caimano rosso>> che sputa veleno da sempre, anche nei momenti festosi, contro chi con quel successo o con quella sconfitta non c’entra proprio niente. Ma perché, mi sono chiesto, una persona come Gianfranco Valiante si sacrifica sull’altare di una guerra non sua (peggio di Ifigenia !!) quando alle spalle ha una storia familiare, ambientale e politica che non ha nulla da spartire con Vincenzo De Luca ? Forse per un probabile posto in Parlamento, mi ha suggerito qualche amico nel corso di una discussione; perché, è bene saperlo, del caso Valiante si discute anche sui marciapiedi della città. Non credo affatto, ho decisamente risposto, anche perché se davvero avesse voluto un posto in Parlamento di occasioni ne ha avute tante in passato, e poi perché, oggi come oggi, De Luca ha davvero i ponti molto ristretti nel PD ed al massimo potrebbe avere da gestire un solo posto da assegnare come una specie di terno al lotto con tutte le iene che gli mordono la coda. Il problema, secondo me, è un altro; purtroppo anche Gianfranco Valiante si è fatto prendere dalla musica della sirena ammaliatrice (De Luca, sich !!) che prima ti sceglie, poi ti convince, ti usa, ti sfrutta e infine ti butta nel cestino come carta straccia. Se è così devo riconoscere a Vincenzo De Luca il possesso delle arti magiche nell’ottica di continui <<capolavori politici>> attraverso la disponibilità totale ed assoluta di tutti i suoi uomini e di tutte le sue donne che da anni lo circondano, lo adulano, lo osannano nella speranza di essere toccati ed <<unti dal signore>> per entrare a far parte di quel favoloso <<cerchio magico>> di berlusconiana memoria. Ma è davvero così importante far parte del cerchio magico di de Luca ? A conti fatti sembra proprio di sì, il sacrificio di tanti uomini lo dimostra, il loro silenzio anche durante e dopo i tracolli giudiziari ne è la più eloquente conferma. Fino a domenica scorsa avevo sempre considerato Gianfranco Valiante un uomo che sapeva distinguersi dai semplici portatori d’acqua in favore del capo, non solo per la sua storia ma anche dalla sua conformazione caratteriale e culturale. Insomma non era un uomo che aveva portato il cervello all’ammasso. Spero di poterlo ancora considerare tale.

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