BONANNI: una laurea da rifiutare !!


Aldo Bianchini

SALERNO – Tra i due (Francesco Colace e Giuseppe Foscari detto Pino) io scelgo decisamente e senza indugio alcuno il secondo. Avrà pure un carattere abbastanza scontroso ma farlo passare, come ha tentato piú di qualche giornale, per uno che dice sempre no a prescindere mi sembra davvero esagerato ed anche poco corretto verso un uomo, prima ancora che professionista, che non ha mai negato l’esistenza del prossimo e che non si é mai è poi mai sottratto al dialogo ed al confronto con chiunque. La vicenda sulla quale i due componenti del Senato Accademico si sono scontrati e pronunciati in maniera diametralmente opposta é quella ormai notissima della concessione della “laurea honoris causa” a Raffaele BONANNI, segretario generale nazionale della CISL, sull’onda di un “becero provincialismo” di concedere tutto a tutti e di ospitare tutto e tutti. Matteo Buono non ha capito che quello che é accaduto non é becero provincialismo animato da logiche interne al potere accademico ma semplicemente un voler rimettere le cose al posto giusto dopo anni e anni in cui l’Università di Salerno é stata utilizzata come strumento politico e che il neo rettore Aurelio Tommasetti, forse, cerca di raddrizzare e riportare verso il giusto percorso. Una laurea honoris causa non si concede a cani e porci (beninteso che BONANNI non é né un cane e né un porco !!) e in questo senso il sindacalista non sembra possedere tutti i requisiti e gli orpelli scientifici per meritare una simile onorificenza. Ha fatto benissimo Pino Foscari a precisare che: “Raffaele BONANNI rappresenta un tipo di sindacalismo padronale su cui sono schiacciate le rappresentanze in una logica compiacente ed inaccettabile”. Basta dare uno sguardo alla storia del sindacalismo italiano, o a quello che resta del sindacalismo, di questi ultimi anni per essere assolutamente in sintonia con Pino Foscari, e non si tratta di schieramento politico o di colore, si tratta solo di ragionamento logico. Del resto lo stesso ex rettore Giorgio Donsí, che fu stritolato nella morsa politica per la sua rielezione, ha sottoscritto il documento contro il sindacalista completato da ben 160 firme di docenti e ricercatori che vorrebbero una universitá nuova e sganciata dalle logiche del politichese imperante. Anche Vittorio Dini, che in fatto di ragionamenti filosofici se ne intende, ha chiesto l’annullamento della gratificante concessione. Ha preferito il silenzio, invece, Lina Liucci,la segretaria regionale della CISL, che credo ha prima spinto e sponsorizzato l’iniziativa ed ora si nasconde dietro il silenzio che non rappresenta nulla, soprattutto per una o una sindacalista. Il leader sindacale si dice stupito e parla di attacco al sindacato, gli suggerirei di parlare dei pezzi che restano del sindacato in genere e dei pezzettini che restano del suo sindacato che oggi non rappresenta piú la forza lavorativa ma una buona parte di pensionati grazie ai quali il sindacalismo italiano ancora sopravvive. Per chiudere ribadisco che quella di Pino Foscari non é stata una critica feroce ma soltanto una critica logica indirizzata verso la crescita della nostra universitá che deve uscire della logiche padronali in cui é stata rinchiusa per tantissimi decenni, logiche che l’hanno ridotta al stregua di una università di provincia, altro che logiche interne al potere accademico che ci saranno pure ma che sono state sempre compresse e sottomesse alle logiche del potere politico esterno e mai utilizzate per la crescita complessiva dell’ateneo. La scossa Foscari dovrebbe proprio essere utilizzata in tal senso, per il bene dell’università e della sua autonomia.

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