SANITA’: dall’assenteismo alle liste di attesa … da Salerno a Roccadaspide

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Ho letto con molta attenzione il pensiero che Angela D’Alto, vice sindaco di Monte San Giacomo, ha postato su FB il 16 luglio scorso in merito all’inchiesta giudiziaria che dopo aver travolto circa 800 dipendenti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria (San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona) di Salerno si sta lentamente estendendo anche sugli altri plessi ospedalieri del territorio provinciale ricompresi nall’ASL/Salerno. Ecco cosa ha scritto Angela D’Alto: “Abbiamo tutti letto una notizia sul Mattino relativa all’indagine sulla sanità aperta a carico di alcuni operatori sanitari, tra i quali il cardiologo RAFFAELE ROTUNNO, padulese e primario a Roccadaspide, per presunte manomissioni delle liste di attesa. In primo luogo, desidero esprimere solidarietà, stima e fiducia verso un professionista irreprensibile, che certamente si mostrerà estraneo ai fatti. Poi però, non posso fare a meno di giudicare questo meccanismo una barbarie. Solo per essere indagato, Rotunno è stato sbattuto in prima pagina come il peggiore dei criminali. Questo dimostra, stavolta in una realtà che viviamo direttamente, quanto sia squallido tutto ciò. Le procure potrebbero aspettare non dico la condanna, ma quantomeno un rinvio a giudizio per dare notizie agli organi di stampa. La vicenda sarà archiviata, ne sono certa, ma chi ripagherà quest’ uomo per il dolore che sta vivendo?”. Condivido parola dopo parola l’intervento della D’Alto ma è necessario, comunque, aggiungere delle riflessioni di carattere generale per meglio spiegare l’accaduto e la sistematica applicazione di un meccanismo infernale che è direttamente connesso al complesso ruolo dei rapporti tra la stampa e i vari organismi di potere (politico, giudiziario, imprenditoriale, istituzionale e malavitoso) che detengono le briglie economiche del servizio d’informazione del nostro Paese. Innanzitutto, per dovere di cronaca, va precisato che dell’inchiesta a carico di Rotunno ne hanno parlato tutti i giornali e le televisioni locali e non soltanto il  prestigioso quotidiano “Il Mattino”. Siamo, comunque, alle solite; appena parte un’indagine o viene notificato un avviso di garanzia immediatamente i giornali ricevono le imbeccate giuste ed utilissime per sparare le notizie in prima pagina, soprattutto quando sono succosamente appetibili come quella di sbattere un medico in prima pagina che sembra essere diventato lo sport preferito, soprattutto per i lettori che corrono verso le edicole ad acquistare il giornale che meglio degli altri riesce a propagandare la stessa notizia. Tutti si guardano bene dall’entrare nel merito della notizia per cercare di analizzarla; non c’è tempo, bisogna fare in fretta, dopo qualche ora arriva un’altra  notizia seguita da un’altra ancora. Nel frattempo l’indagato viene stritolato in un tritacarne mediatico senza precedenti benché i magistrati inquirenti siano tenuti al massimo riserbo nell’ambito di un “segreto istruttorio” che è diventato come il segreto di Pulcinella. Ma se provate a chiedere ai singoli esponenti della pubblica accusa risponderanno che mai e poi mai hanno sfilato veline o notizie alla stampa; ma le notizie escono, e questo rimane uno dei grandi problemi della giustizia italiana che la politica impaurita dai magistrati cerca di prendersela con i giornalisti che, in definitiva, sono soltanto i ricevitori della notizia con l’obbligo morale di darla in pasto alla pubblica opinione. Servirebbe l’approfondimento giornalistico, ma questo ormai è un antico ricordo di un passato del tutto cancellato dalla velocità del sistema informativo moderno che con internet ha dissacrato ogni modello operativo ed ogni scuola giornalistica. Ma anche il lettore medio ha le sue colpe nel privilegiare l’ondata sismica del web che sforna notizie su notizie e nulla più; ognuno ha le sue idee, pertanto nella maggior parte dei casi occorrono solo le notizie senza il minimo interessamento a quello che c’è dietro ogni notizia. Il pensiero della D’Alto è, per certi versi, significativo e spiega bene la barbarie del sistema ma si ferma qui perché altrimenti rischia di passare sotto forma di una inutile solidarietà (sul piano squisitamente giudiziario) offerta ad un amico. Punto. Il pensiero della D’Alto, invece, dovrebbe stimolare un sano e sereno dibattito, ma se siete capaci di trovare un giornale o un sito disponibili non solo ad ospitare ma anche a commentare detto pensiero io smetto di fare il giornalista. Anche le condivisioni (da Aniello Salzano a Vittorio Esposito) del pensiero di Angela D’Alto finiscono per diventare una specie di amarcord se non proprio una sceneggiata napoletana in piena regola; bisognerebbe scuotere le coscienze, ma in giro le arti che valgono di più sono la velocità e la superficialità, che non portano da nessuna parte. Ci si limita a ristampare, pari pari, la notizia uscita dalla Procura o dalle forze dell’ordine (non vedo in giro altri in grado di sfilare veline !!) ed a non valutare minimamente il dramma, umano – familiare e personale, in cui un serio e noto professionista viene scaraventato da una notizia fatta uscire con leggerezza e pubblicata con altrettanta leggerezza. Non conosco assolutamente il dott. Raffaele Rotunno; tutti, però, ne parlano in maniera molto positivo e se la voce di popolo conta ancora qualcosa debbo arguire che il dr. Rotunno è persona dabbene e non meritevole di un così pervicace e brutale trattamento, davvero come se fosse il peggiore dei criminali. E pensare che ci hanno sempre insegnato che ogni individuo è innocente fino a sentenza passata in giudicato; ma ormai anche la presunzione di innocenza appartiene al passato remoto; oggi conta di più l’avviso di garanzia che il processo; oggi conta di più il processo mediatico che quello celebrato in un’aula dibattimentale e l’assoluzione dopo anni di rinvii conta quanto il due di coppe in una briscola a denari. Ma il ragionamento complessivo dovrebbe essere sviluppato scrivendo decine e decine di pagine, per ragioni di contenimento mi limito a ricordare che il problema principale che ha investito il dr. Rotunno è quello che i mass media generalizzano in “furbetti del cartellino” o di “manomissione delle liste di attesa” alcuni atteggiamenti di assenteismo e di mancanza di professionalità che dilagano in ogni parte del Paese; le liste di attesa sono, a loro volta, un problema nel problema nell’ambito della sanità pubblica; tanto è vero che a Salerno, nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di cui sopra, è stato chiamato un ex magistrato di vaglia, Alfredo Greco, che in veste di commissario speciale dovrà ridisegnare ruoli e competenze. Del resto sarebbe molto sciocco da parte di tutti negare che in tutte le occasioni in cui ci avviciniamo, nostro malgrado, alla sanità pubblica il primo pensiero è quello di ricercare una possibile raccomandazione; come sarebbe sciocco negare che la categoria dei medici è una di quelle che ha scavato un solco profondo e negativo tra se stessa e l’immaginario collettivo della gente. Ecco perché la notizia dell’avviso di garanzia fa ancora notizia ed è portatrice di una infamante classificazione che molto difficilmente sarà possibile cancellare. Ma questa, cioè l’inchiesta sul dr. Rotunno, merita nuovi approfondimenti perché il PM incaricato dell’inchiesta porta un nome e un cognome che negli ambienti giudiziari della circoscrizione salernitana sono una garanzia di eccellenza professionale e di riservatezza assoluta: Maria Chiara Minerva della Procura di Salerno; questo ovviamente Angela D’Alto non lo sa e non poteva saperlo. Mi riprometto di ritornare sull’argomento per parlarvi del rapporto tra i dirigenti sanitari (ex primari) e i caposala (una capo-sala non manca mai ed è presente anche nella vicenda Rotunno !!) ed anche per lo sfizio di rappresentarvi quanti lettori hanno cliccato su questo articolo rispetto alle migliaia e migliaia che cliccano sulla semplice notizia di un incidente d’auto che non ha prodotto né feriti e né danni materiali. Alla prossima.

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