ALIBERTI: analisi di un articolo

 

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Mi auguro fortemente che nessuno si rizeli per  quanto mi accingo a scrivere sulla vera e propria tempesta mediatica che sembra travolgere il personaggio Pasquale Aliberti (che io ad inizio 2019 ho definito “personaggio dell’anno”); una tempesta che sembra aumentare di intensità mano a mano che il processo “Sarastra” va avanti e che qualche barlume di verità (in favore dell’imputato) comincia a far capolino tra le migliaia e migliaia di pagine compresse nei numerosi faldoni processuali.

E meno male che c’è un giudice anche a Salerno (alludo al dr. Vincenzo Montemurro – pm antimafia) che in pochi giorni ha praticamente chiuso (con l’ordine di deposito degli atti nel proc.pen.n. 4660/12/21 – processo Sarastra), anche se non archiviato, l’incredibile inchiesta su una “cena che non s’aveva da fare” in quel di Corbara, una cena che un giornale online dell’Agro aveva scoperto e pubblicato come un atto di accusa nei confronti di Aliberti per “violazione del divieto di dimora nel Comune di Scafati e comuni limitrofi”.

Ma questa vicenda la tratterò in un prossimo articolo; oggi voglio scrivere di un articolo apparso sul prestigioso quotidiano “Il Mattino” con il titolo “L’intesa Gambino-Aliberti sotto le insegne della Lega”, firmato dal giornalista Aldo Padovano, con la speranza come dicevo in apertura che nessuno si rizeli in quanto cercherò di fare “l’analisi” dell’articolo dando atto, comunque, al giornalista che con la firma (questa è la prassi) determina un’assunzione precisa di responsabilità che al giorno d’oggi è da ritenere sempre un momento di coraggio e di trasparenza.

Per chiarire meglio il concetto dell’analisi  e, quindi del mio personale modo di leggere l’articolo, è necessario ricordare che una decina di anni fa in materia di azioni e punti di vista di indagini giudiziarie i soliti americani hanno sfornato il film “Prospettive di un delitto” con al centro addirittura il Presidente degli Stati Uniti che viene colpito da un proiettile e si accascia a terra. Nella piazza è il panico. Otto persone (quasi tutte dei servizi segreti) che hanno assistito all’accaduto da prospettive privilegiate fornisco versioni del fatto completamente diverse e contrapposte tra loro.

Cosa voglio dire con questo, che semplicemente ogni fatto è sempre possibile vederlo da diverse prospettive se si vuole fare un’analisi serena, autonoma e indipendente. Per questa ragione sostengo da sempre che i magistrati requirenti dovrebbero spesso cambiare squadra, anche per la stessa inchiesta, al fine di evitare ramificazioni conclamate di rapporti amichevoli, amicali e vari con chiunque possa essere legato alla stessa inchiesta.

La prima cosa che ha richiamato la mia attenzione è l’affermazione che il giornalista fa sulla utilità pratica delle clamorose inchieste giudiziarie scrivendo: “… Inchieste e processi sul sistema di rapporti tra politica e camorra. Sarastra per il comune di Scafati e Linea d’ombra per quello di Pagni, che però non hanno evitato  ad Alberico Gambino  e a Monica Paolino, moglie di Pasquale Aliberti, di essere eletti  e mantenere ilo proprio scranno in consiglio regionale …”. E’ vero, le inchieste sono sempre legittime e doverose ma non devono mai tracimare dai loro compiti istituzionali per sfociare in quelle azioni che possono apparire all’opinione pubblica come “persecuzioni giudiziarie”; e sia Linea d’Ombra che Sarastra hanno questi requisiti.

Ma il giornalista insiste nella sua ricostruzione di un presunto asse politico tra Gambino e Aliberti per la riconquista dei loro rispettivi territori dopo anni e anni di spaccatura pubblica: “… Da allora ad oggi, l’asse sembra essersi consolidato. Sabato 26 gennaio scorso, ad esempio, Pasquale Aliberti era presente in una delle stanze vicine a quella in cui Alberico Gambino stava ufficializzando la sua ennesima candidatura a sindaco di Pagani …”; poi parla di una testimonianza della ritrovata alleanza tra Pagani e Scafati (badate bene, non tra Gambino e Aliberti), supportata, sembrerebbe, da Vincenzo Paolillo in quanto vecchio amico di Aliberti ed ex presidente del mercato ortofrutticolo di Pagani, e con le rispettive truppe già in marcia verso il partito del ministro Salvini.

Beh !! per prefigurare un simile scenario ci vuole una certa immaginazione, ma in politica non si sa mai; tutto potrebbe accadere.

Ho utilizzato, nella frase precedente, il verbo al condizionale “potrebbe” perché per i giornalisti è un’ottima via di uscita (anche se a volte non serve) da eventuali conseguenze dopo la prefigurazione di scenari politici, giudiziari e camorristici.

E nell’articolo de Il Mattino viene fatto largo uso del condizionale, come è giusto che sia, tranne in una occasione, quando si parla della presenza di Aliberti in una stanza vicina a quella in cui Gambino stava presentando la sua candidatura a sindaco di Pagani.

E qui comincia la mia analisi del fatto, perché ogni fatto è possibile analizzarlo da almeno otto punti di vista, senza nulla togliere agli altri sette (ricordo il film americano).

Io personalmente ero presente nella segreteria politica del consigliere regionale Alberico Gambino, e non in un’anonima stanza qualsiasi; un appartamento composto da tre stanze ed accessori. Se si sostiene che Aliberti era presente in una stanza vicina vale a dire che si trovava in un’altra delle due stanze “ben nascosto o camuffato” per non farsi vedere. Ebbene, per motivi di salute, sono stato costretto ad allontanarmi due volte dalla stanza della conferenza alla ricerca di un bagno ed ho visitato le altre due stanze prima di trovarlo; una stanza era vuota, nell’altra c’erano due donne che discutevano in piedi per assenza quasi totale di mobili o di armadi da poter usare come nascondiglio. Una volta trovato il bagno ci sono entrato, ho chiuso a chiave la porta e all’improvviso mi è parso di aver sentito un fruscio alle mie spalle; giratomi di scatto non ho visto nessuno, poi ripresomi dallo spavento ho notato che un grembiule femminile (forse dell’addetta alle pulizie) era caduto per terra.   Di Pasquale Aliberti ? nemmeno l’ombra.

Non so se la Procura della Repubblica di Salerno aprirà (dopo la cena di Corbara) anche su questa rivelazione de Il Mattino una nuova inchiesta; se lo farà tenga conto che le prospettive di un delitto sono sempre molteplici e che l’analisi presenta sempre almeno otto punti vista. Tenga conto, soprattutto, anche del mio racconto che, parola su parola, vale esattamente quanto quello pubblicato dal giornale regionale.

Mi riservo, come detto in apertura, di analizzare l’inchiesta della DDA/Salerno protocollata al n. 749 del 22/01/19 – class. H7/120/0, anche alla luce della bella, struggente e drammatica lettera scritta da Pasquale Aliberti ai figli Rosaria e Nicola; e della lettera scritta sempre da Aliberti a Il Mattino dopo la pubblicazione dell’articolo che ho appena analizzato.

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