IL PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE MARTA CARTABIA HA ILLUSTRATO L’ATTIVITA’ DELLA CONSULTA NEL 2019 : “LA LEALE COLLABORAZIONE TRA LE ISTITUZIONI E’ LA CHIAVE PER AFFRONTARE L’EMERGENZA.”

Dr. PIETRO CUSATI

Prof.ssa Marta Maria Cartabia - Presidente Corte Costituzionale

ROMA – Per affrontare l’emergenza coronavirus occorre una leale collaborazione tra le istituzioni. La Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali  ma offre la bussola anche per “navigare per l’alto mare aperto” nei tempi di crisi, a cominciare proprio dalla leale collaborazione fra le istituzioni, che è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini. La Corte Costituzionale,presieduta dalla Prof.ssa Marta Maria Cartabia , la prima donna Presidente della consulta, tra le altre funzioni, giudica sulla conformità alla Costituzione delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello Stato e delle Regioni. La Corte costituzionale fa conoscere, in modo  accessibile ai cittadini le statistiche e i report che documentano l’attività svolta nel 2019.  “La piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale, con l’attiva, leale collaborazione di tutte le Istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l’emergenza. Ha ricordato il Presidente della Corte Costituzionale: ‘’ Desidero innanzi tutto rivolgere un pensiero di sentita partecipazione al dolore per la scomparsa di migliaia di nostri concittadini e di sincera gratitudine per tutti coloro – e penso in particolar modo al personale medico e infermieristico – che in questo non facile frangente assicurano i servizi essenziali della Repubblica con competenza, coraggio e generosità. Nei modi che le sono propri, anche la Corte costituzionale ha continuato e continua a svolgere le sue attività essenziali, riunendosi prevalentemente da remoto per assicurare la continuità e il tempestivo esercizio della funzione di giustizia costituzionale, nel pieno rispetto del contraddittorio.

In questa situazione di isolamento, dare conto dell’attività della Corte nell’anno 2019 ha un che di paradossale. Quello appena concluso è stato l’anno della grande apertura della Corte costituzionale alla società civile e alla dimensione internazionale. «Apertura» è stata la parola d’ordine a palazzo della Consulta. La Corte ha aperto le sue porte, oltre che per permettere al pubblico e ai giornalisti di assistere alle udienze pubbliche, anche per consentire la visita del Palazzo da parte dei cittadini. Ha posto molte energie per sviluppare una comunicazione capace di raggiungere non solo gli operatori del diritto e gli specialisti, ma anche il pubblico generale.  Ha ulteriormente sviluppato la comunicazione in lingua inglese, con una più assidua traduzione delle sentenze, dei comunicati stampa e dei principali documenti della giustizia costituzionale.Il  2019 è stato un anno di grande dinamismo, tanto negli orientamenti della giurisprudenza della Corte, quanto nelle sue attività non giurisdizionali.

Poi, improvvisamente, è venuto un momento di stasi e di chiusura, imposto da un frangente drammatico della storia del paese e dell’umanità. Ora, tutto ha subìto un forte rallentamento. È un tempo quasi sospeso. In questa contingenza, le Istituzioni della Repubblica assicurano la continuità delle funzioni loro affidate, limitando le attività all’essenziale e alle questioni urgenti, indifferibili. C’è un tempo per ogni cosa e ogni cosa è bella al suo tempo. Il tempo del «Viaggio in Italia» della Corte è stato bruscamente interrotto e molte altre attività culturali e internazionali già programmate nel segno dell’apertura dell’Istituzione sono state rinviate. Quel tempo che, per alcuni versi, abbiamo detto sospeso, non appartiene però solo al passato, non è un tempo perduto: alcuni suoi frutti si schiudono anche in questo tempo ritrovato e presente. Infatti, nel corso della stagione di «apertura» della Corte è stata portata a termine l’approvazione di alcune rilevanti modifiche strutturali del processo costituzionale. La Corte, con delibera dell’8 gennaio 2020, ha disposto alcune modifiche alle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale per favorire una più ampia partecipazione al processo costituzionale. In particolare, sono stati introdotti l’istituto degli amici curiae e la possibilità di ascoltare esperti di altre discipline. Si è previsto che qualsiasi formazione sociale senza scopo di lucro e qualunque soggetto istituzionale possano presentare brevi opinioni scritte per offrire alla Corte elementi utili alla conoscenza e alla  valutazione del caso sottoposto al suo giudizio, derivanti dalla loro esperienza “sul campo”. Parallelamente, la Corte può convocare esperti di chiara fama di altre discipline per ricevere apporti su problemi specifici che vengano in rilievo nella trattazione delle questioni portate al suo esame. Numerose ed immediate sono state le richieste di partecipazione di vari esponenti della società civile, mentre la Corte stessa ha già disposto la convocazione di due esperti per un giudizio in materia di organizzazione delle agenzie delle entrate. Le modifiche apportate al processo costituzionale sono entrate in vigore prima che l’imprevedibile emergenza innescata dall’epidemia imprimesse una brusca svolta al corso della vita delle Istituzioni. La pronta e generosa recezione di tutte le novità processuali introdotte nel gennaio 2020 da parte dei soggetti interessati è la conferma di un cambiamento già avvenuto nel segno dell’apertura, anche sul piano processuale. Nell’immobilità della vita attiva a cui siamo chiamati in questo tempo presente, non siamo privati dello spazio per riflettere. In questo tempo sospeso, c’è agio per lasciar decantare le tante novità degli ultimi anni e consolidarle, nella consapevolezza dei benefici recati da una Corte “in relazione”, pienamente inserita nella trama istituzionale repubblicana, aperta alla società civile, protagonista anche sulla scena europea e internazionale. L’esperienza che ha caratterizzato gli anni più recenti dell’attività della Corte – anni davvero “speciali”, come ebbe a dire il presidente Giorgio Lattanzi in apertura alla Relazione dello scorso anno – ha radicato nei giudici e in molti protagonisti della giustizia costituzionale la persuasione che una Corte aperta sia foriera di una giustizia costituzionale più ricca.  Anche il «Viaggio in Italia della Corte costituzionale» continuerà, e troverà nel tempo nuove modalità di realizzazione.  Una panoramica della giustizia costituzionale nel 2019   cresce la domanda, aumentano gli accoglimenti, si riduce la durata del processo .

dr. Pietro Cusati (giurista - giornalista)

Nel  2019 è aumentata la domanda di giustizia costituzionale, sono aumentate anche le risposte di accoglimento da parte della Corte e, più in generale, sono aumentate le sentenze rispetto alle ordinanze, il che vuol dire che la Corte è entrata nel merito delle questioni, motivando in modo approfondito la propria decisione, vi è stata una netta riduzione dei tempi per arrivare alla pronuncia finale, cosicché la durata media del giudizio costituzionale si assesta su 10 mesi. Particolarmente significativo ,secondo la Presidente della Consulta , è che sempre più spesso siano la Corte di cassazione, il Consiglio di Stato e la Corte dei conti  a interpellare la Corte costituzionale. Si conferma così la preziosa propensione delle supreme Corti del nostro ordinamento a collaborare per il comune fine di diffondere i principi costituzionali in profondità e in ogni piega dell’ordinamento. Tre linee di tendenza venendo al merito della giurisprudenza costituzionale emergono : 1) la necessità di rafforzare il principio di leale collaborazione, specie nel dialogo con il Legislatore, 2) lo sviluppo della cooperazione inter-giurisdizionale nella protezione dei diritti fondamentali, 3) un sindacato più stringente in materia penale e di esecuzione penale.L’esigenza che si impone con sempre maggior evidenza in ogni attività della Corte: quella del pieno sviluppo della «leale collaborazione» tra tutte le Istituzioni della Repubblica nell’attuazione dei principi costituzionali.  La leale collaborazione come principio costituzionale .Occorre muovere da una considerazione, solo apparentemente ovvia e banale: il compito di garantire e attuare i principi costituzionali è di per sé inesauribile e coinvolge tutte le Istituzioni repubblicane. Vero è che alla Corte costituzionale spetta una funzione insostituibile, che è quella di assicurare il rispetto dei principi costituzionali anche da parte del Legislatore. È altresì vero, però, che la piena attuazione dei principi costituzionali ha un carattere necessariamente corale e richiede l’attiva, leale collaborazione di tutte le Istituzioni: Giudici ordinari, Corti sovranazionali, Regioni, Pubblica Amministrazione e soprattutto Legislatore nazionale.Le pronunce della Corte costituzionale sono, molto spesso, «più che il punto conclusivo di una certa vicenda, il punto intermedio di uno sviluppo normativo che trova compimento solo quando il Legislatore lo conclude». O meglio, con una sentenza della Corte si conclude in via definitiva una questione di costituzionalità: contro le sentenze della Corte costituzionale non è ammessa alcuna forma di impugnazione (art. 137 Cost.), ma la decisione della Corte non è che un frammento di un processo e di una dinamica ordinamentale che prosegue in altre sedi. Di qui la necessaria cooperazione che deve governare i rapporti tra tutte le Istituzioni. Altrettanto importante per ricondurre a Costituzione l’ordinamento legislativo, tuttavia, è anche il rapporto di collaborazione tra la Corte costituzionale e il Legislatore – Governo e Parlamento –, essenziale quanto il rispetto della necessaria separazione dei poteri. Separazione e cooperazione tra poteri sono due pilastri coessenziali e complementari che reggono l’architettura costituzionale repubblicana. L’indipendenza reciproca tra i poteri non contraddice la necessaria interdipendenza fra gli stessi, specie in società ad alto tasso di complessità, come sono quelle contemporanee. Da tempo e in numerose circostanze la giurisprudenza costituzionale ha affermato la centralità del principio costituzionale di leale cooperazione, non solo con le altre giurisdizioni, nazionali ed europee, non solo nei rapporti tra Stato e Regioni, ma anche, e soprattutto, nei rapporti tra gli  organi costituzionali, come condizione fondamentale per un corretto funzionamento del sistema istituzionale e della forma di governo.  Sul piano dei rapporti Stato-Regioni occorre prendere atto che in un numero significativo di casi, specie in ambito finanziario, la Corte richiama le parti al rispetto di una leale collaborazione istituzionale. A volte, tale collaborazione manca, altre volte arriva troppo tardi: mi corre l’obbligo di osservare che molti giudizi di legittimità in via principale portati all’esame della Corte dallo Stato o dalle Regioni, si risolvono con la cessazione della materia del contendere o l’estinzione del giudizio, in seguito a modifiche apportate alla normativa impugnata durante la pendenza del giudizio, spesso all’esito di negoziazioni tra Stato e Regioni. Ciò è accaduto ben 35 volte nel 2019.

 

 

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