CARLO GALIMBERTI: soltanto per ricordare … quattro anni dopo

 

Aldo Bianchini

Dr. Carlo Galimberti - dec. 3 ottobre 2019

SALERNO – Non so quanti lo ricordano, so per certo che molti lo hanno dimenticato per partito preso, un po’ come succede nella Salerno (quasi bene !!) pronta quotidianamente a girarsi subito dall’altra parte; soprattutto quando in gioco c’è un personaggio che è stato centrale nella vita giornalistico-pubblica della grande comunità di San Matteo.

E per certi versi, per tanti versi, Carlo Galimberti è stato un personaggio pubblico centrale nella vita cittadina, e non solo perché veniva considerato, a giusta ragione, il “Re dell’enogastronomia locale e nazionale”; giornalista per tutta la vita, ha messo come si suol dire “la penna in mano” a tanti sbarbatelli/e che come tutti i “bravi delfini” hanno preso il suo posto soffiandogli il ruolo che spettava soltanto a lui, tradendolo e contestandolo quando ancora era in vita, costringendolo ad un ruolo marginale nel suo stesso regno.

E’ andato via quattro anni fa, in quel triste 3 settembre 2019 quando il suo corpo venne ritrovato privo di vita in casa dalla compagna di sempre Rossana Biamonte che, ancora oggi, non riesce a darsi una spiegazione accettabile per l’accaduto che, comunque, sconvolse l’intera città, se non altro a livello emotivo per il dramma che si era consumato nell’assoluta solitudine di un pensiero devastante.

E’ stato come dicevo, un protagonista assoluto dell’enogastronomia nostrana che seppe rilanciare ai più alti livelli nazionali con un strategia pubblicitaria decisamente innovativa per l’epoca; arrivò a Salerno agli inizi degli anni ’70 direttamente dall’ University di Palo Alto in California dove aveva scoperto le mitiche “vie del vino” della Napa Valley.

A Salerno aveva, tra mille difficoltà, fondato una vera e propri scuola di giornalismo enogastronomico; una scuola soltanto virtuale che, però, contava la presenza di tanti giovani aspiranti giornalisti enogastronomici che presto lo abbandonarono al suo destino al primo stornire dei problemi che, dopo molti anni, nel 2019 lo portarono alla morte.

Certamente aveva un carattere difficile, ma era immensamente buono d’animo e molto disponibile verso il prossimo che non ha risposto ai suoi ripetuti appelli.

All’indomani della sua scomparsa scrissi un articolo per ricordarlo ed un suo amico (che portava lo stesso nome di Carlo) postò un commento che mi piace ricordare:

  • Ho collaborato con lui, in modo alterno, negli anni successivi e posso testimoniare la sua straordinaria capacitò di creare gruppo e la lenta ed inarrestabile “discesa agli inferi”. Carlo non stava bene e, nel 2018 aveva abbandonato Salerno rifugiandosi nel mio eremo di Lancusi, dove ha soggiornato per oltre un mese per poi ricongiungersi con Rossana, la sua compagna. La sua disavventura stava ripetendosi l’anno successivo, ma dopo una decina di giorni, lo convinsi a tornare a Salerno, dove Rossana l’aspettava in ambasce. Ci siamo sentiti telefonicamente quasi ogni mese e sempre si informava sulla mia salute. E’ scomparso così, all’improvviso e mi manca la sua amicizia. Non ho potuto nemmeno dargli l’ultimo saluto e mi dispiace davvero tanto. Spero che, dove sta, abbia finalmente trovato ciò che cercava su questa terra. Riposa in pace, amico Carlo, che la terra ti sia lieve. Il tuo amico Carlo.

I due “Carlo” da poco si sono ritrovati e da lassù, forse, guardano verso Salerno e le sue due facce che dipingono un città priva di qualsiasi riconoscenza verso i suoi figli, anche quelli che come Carlo hanno dato veramente tanto.

 

 

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