Palestina: sì ad accordi con Israele se rispettati confini ‘67

Maria Chiara Rizzo

Si riapre il dialogo tra Palestina e Israele dopo la promessa di John Kerry, Segretario di Stato americano, che gli USA garantiranno che la base delle negoziazioni saranno i confini israeliani prima dell’allargamento del 1967, anno in cui lo Stato ebraico ha occupato la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est alla fine della “guerra dei sei giorni”.  Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas non tratterà se la precondizione non verrà rispettata. Secondo indiscrezioni, Israele si dovrà impegnare a non emettere nuove ordinanze e gare d’appalto per la costruzione di insediamenti nella West Bank- Cisgiordania-, mentre la Palestina non intraprenderà alcuna azione diplomatica contro lo Stato sionista in seno alle Nazioni Unite. Questo sarà un altro punto saldo, base delle trattative.

Nel frattempo i leader dei due stati e il “mediatore” americano cercano di mantenere il riserbo sulla questione per l’ottima e sperata riuscita della trattativa.

La precondizione dei confini del ’67 crea una spaccatura all’interno del governo israeliano, tant’è che il ministro dell’economia, NaftaliBennet, minaccia le sorti dell’esecutivo, mentre trapela la notizia di un possibile rilascio da parte delle autorità israeliane di alcuni prigionieri arabi e del “no”al rientro nei confini richiesti.  Intanto, l’assenza della precondizione sarà sempre un impedimento alla risoluzione del dossier: Abbas non siederà al tavolo delle negoziazioni se Israele non accetterà di rientrare nei confini che hanno delimitato il suo territorio tra il 1949 –anno della sua nascita- e il 1967- anno della terza guerra arabo-israeliana. Sul tavolo delle trattative peseranno altri punti salienti: lo status di Gerusalemme, la questione dei rifugiati palestinesi e la sicurezza dei cittadini all’interno dei territori palestinesi.
La riapertura del dossier si verifica dopo l’ufficializzazione della direttiva emessa da Bruxelles, che impedisce la cooperazione tra i 28 Stati Membri e le colonie israeliane in Cisgiordania, Gersulemme Est e sulle Alture del Golan. Insomma, Israele dovrà garantire che la collaborazione con l’Ue si svolgerà entro i confini del ’67. Con questa nuova direttiva, Bruxelles ha dato voce al diritto di sovranità nazionale della Palestina o meglio al riconoscimento che le colonie israeliane in quei territori sono illegali secondo il diritto internazionale. 

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