Mat&Covid: il digital comic di Emanuele Sabatino che racconta la nostra vita al tempo del coronavirus con un pizzico di satira

Antonella Inglese

VALLO DI DIANO – Se per il coronavirus ancora non esiste un vaccino, alla paura ci pensa l’ironia! Dall’inizio della pandemia il senso dell’umorismo è stato il nostro principale alleato nella lotta contro l’inevitabile senso di angoscia sviluppato durante i 52 giorni di lockdown e distanziamento sociale obbligatorio che hanno interessato il nostro Paese. Così, meme e sfottò di ogni genere alleviano la frustrazione degli italiani, alleggeriscono il carico di ansia e ci offrono riparo dalla noia a suon di pollici che scorrono per ore ed ore le pagine dei social sui nostri smartphone. Eppure, stiamo parlando di una malattia (troppo spesso letale) che ha numerose conseguenze sulle nostre vite, il nostro stato d’animo, la nostra visione del mondo che ci circonda, come si fa a riderci su?

Questo lo sa bene il talentuoso disegnatore di San Rufo (Sa) Emanuele Sabatino autore della serie di fumetti dal titolo Mat&Covid, una simpatica striscia che ogni settimana racconta un dialogo surreale tra il giovane Mat, adolescente in quarantena, e Covid ovvero il temuto virus che “… ha bloccato l’economia della Cina per due mesi e l’Italia (non l’economia dell’Italia, quella era già ferma dal ’93)” come afferma lo stesso Mat in una delle vignette di questo satirico digital comic. Ed è così che Sabatino, in modo molto scanzonato affronta l’attualità durante la quarantena servendosi dei dialoghi tra due improbabili personaggi, prestando particolare attenzione a non toccare gli aspetti più gravi della pandemia, ovvero la sanità e la vita delle persone, ed è in questo che si riconosce oltre all’abilità l’intelligenza del disegnatore che conosce i pregi e i limiti dell’ironia, perché, come ricorda lo stesso Sabatino: “L’ironia aiuta a riflettere, a sdrammatizzare per affrontare una situazione inedita con uno spirito più sereno e leggero, poiché a nulla serve amplificare il dolore e la paura. L’ironia serve a creare un distacco importante in modo da non lasciarsi sopraffare dagli eventi e da poterli inquadrare con più lucidità”.

Nell’immaginario del disegnatore, Mat rappresenta l’umanità, o almeno parte di essa, è buono e un po’ ingenuo, Covid, invece, è il virus sì, ma non un’entità malvagia, bensì un essere “naturale” che non ha consapevolezza dei pericoli e del caos che ha scatenato, non sa di aver avuto il potere di sconvolgere la società e le nostre vite. E così Covid, con un certo candore, si interroga sulle proprie origini (generato in laboratorio o frutto di un “salto di specie”?) e cerca di capire, durante i festeggiamenti del 25 aprile, perché Mat canti alla finestra “Bella ciao” un inno alla liberà, non risparmiandosi un breve monologo in cui si chiede (cosa che per la verità abbiamo fatto in molti) quale sia l’analogia tra la lotta partigiana per la libertà da un regime dittatoriale e la “lotta” al coronavirus: “Siete in quarantena da due mesi e ancora non avete un’idea su come uscirne… Il divario tra le classi sociali avete la necessità di crearlo anche quando potrebbe non esserci, prima c’erano gli immigrati e ora avete tirato di nuovo fuori la disparità tra nord e sud… Avete ideato persino la “disparità digitale”… e le rivoluzioni si fanno in piazza e non affacciati alla finestra!”.

Dal canto suo, Mat capisce che la sua vita è forse cambiata per sempre quando non riesce a compiere più con naturalezza il semplice gesto di porgere un caffè a Covid e parlando della fase 2 invoca “una sana e proficua convivenza con il virus” rendendosi conto egli stesso di quanto sia ossimorica questa frase e che portare avanti i propri progetti aspettando che tutto si risolva al più presto non gli è più di conforto.

La bravura di Sabatino sta proprio in questo, nella sua capacità di commentare e raccontare le vicende del nostro paese nei dialoghi kafkiani tra due strambi personaggi, ricordandoci che mentre il coronavirus imperversava abbiamo assistito dai nostri divani a cadute di stile di ogni genere, alle conferenze stampa e dirette social di un primo ministro, Giuseppe Conte, anche con una certa dose di impazienza (quando mai in Italia abbiamo prestato tanta attenzione ad una carica dello Stato?!), alle teorie complottiste che forse tanto “complottiste” non sono e alle tante querelle tra virologi (quanta confusione ancora su Covid!).

Il personaggio di Covid non è, dunque, la malattia in sé, ma la personificazione di una coscienza collettiva, un osservatore neutrale della nostra società e, in quanto tale, viene rappresentato come un alieno e dotato dell’innocenza di un bambino… “Il virus – nella visione di Sabatino – vede i nostri limiti dove noi vediamo il nostro progresso!”. Possiamo dargli torto?!

 

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