Il voto è un diritto/dovere

 

 

Prof. Nicola Femminella

(docente – scrittore)

 

Prof. Nicola Femminella

Gli analisti, che hanno cercato di individuare nei voti delle ultime elezioni i significati e le ragioni profonde che li hanno determinati, danno, secondo me, un risalto non sufficiente al numero dei votanti che hanno disertato le urne. Nelle sole città di Milano, Roma e Napoli hanno votato meno del 50% degli aventi diritto, mentre su scala nazionale è mancato il 54,69 degli elettori. Le cifre dell’assenteismo rappresentano un vulnus assai sanguinante nel corpo della democrazia, che lancia un allarme rumoroso, denunciando l’evidente crisi da cui è colpita. Milioni di italiani non hanno esercitato un diritto/dovere fondamentale, sancito nella Costituzione, assumendo, per tale rifiuto, una colpa grave. Non andando a votare, hanno dissolto nel nulla un adempimento doveroso e inderogabile, utile per garantire un governo al proprio luogo di residenza. Il fenomeno, naturalmente, è riconducibile ad una serie di motivi, fatti propri da ciascun elettore mancato, il quale, se interpellato sull’argomento, sicuramente produrrà convincenti spiegazioni per questa sua diserzione. Qualcuno, piegando il capo, confessa di essere deluso dai partiti, qualche altro afferma che i gruppi politici votati non risolvono nessun problema delle comunità, altri ancora che tutti i partiti sono uguali, afflitti dagli stessi mali e volti solo a raggiungere il proprio tornaconto. Non manca chi si dichiara pentito del voto concesso al partito scelto in precedenza. Il giudizio, poi, sui rappresentanti dei partiti in corsa per le elezioni, è ancora più sommario e punitivo. Si sprecano gli aggettivi negativi. E, se la ricerca delle cause continua, si avranno mille giustificazioni ad un atto che, in definitiva, annulla la capacità della politica di dare rappresentanza alle domande del corpo sociale, rendendo incompiuta la democrazia nel nostro Paese.

Di contro, abbiamo un momento storico complesso che ci pone al cospetto di sfide assai insidiose, alcune del tutto inedite e difficili da affrontare. La crisi economica si trascina da alcuni decenni, peggiorata dall’ondata del Covid, che ha ulteriormente incancrenito il fenomeno endemico della disoccupazione, che falcidia le speranze e le attese vaganti tra i giovani. Molte aziende ed esercizi commerciali chiudono e licenziano gli addetti, lasciando sul lastrico vittime disorientate. Gli scambi commerciali sono sempre più difficili da condurre a termine, se condotti con qualche vaghezza o improvvisazione e gli investimenti avvengono in condizioni poco sicure. Crescono le famiglie che a fine mese vedono il rosso sui poveri bilanci familiari e criticità sociali rendono poco sicura la vivibilità non solo nelle periferie. Uguale insicurezza minaccia i territori causata da calamità naturali che, affermano i meteorologi, mai hanno rivelato un volto così ostile. E l’elenco delle incombenze che premono sulla comunità nazionale è molto lungo, per cui le omettiamo per motivi di spazio.

 

Mi sento di dire, però, che è proprio in questi momenti, appena detti, che il popolo deve ritrovarsi unito nel compiere il proprio dover elettorale nei confronti delle istituzioni. Occorrono riforme in tutti i corpi dello Stato e il popolo deve farsi sentire con spirito collaborativo in questo trapasso necessario. Le forze politiche le rendono ancora più problematiche, per non essere state attuate nei tempi trascorsi. Necessitano cambiamenti e innovazioni, per rendere lo Stato più moderno e vicino ai cittadini. Per ottenere ciò, si deve mettere da parte la sfiducia verso la classe dirigente ed evitare che essa paralizzi la volontà di intervenire, o che la induca a irrigidirsi in atteggiamenti nocivi per l’esistenza quotidiana di tutti noi. Non conviene scegliere la scorciatoia più corta del non voto, quella è cosparsa di sassi e fossi che non garantiscono l’andatura agevole verso traguardi, che non possono attendere. Possiamo chiedere ai nostri rappresentanti politici impegni precisi e programmi chiari, sui quali vigilare con una partecipazione vigile e attiva, pronti a richiamare l’eletto al rispetto della parola data. La vita democratica, si sa, è la più difficile da praticare, perché richiede a tutti coloro che la vivono di compiere la propria parte. È forse questa la nuova era che tutti invocano o di cui parlano, fatta di maggiore partecipazione e forza propositiva? Non isoliamoci nel non voto! Seguiamo e osserviamo attentamente il comportamento del politico che abbiamo eletto in questa o quella istituzione di governo e chiediamogli conto del suo operato. Ricordo bene quando i partiti aprivano la propria sezione anche nei paesi con poche decine di abitanti. Periodicamente veniva a farci visita il deputato o il senatore e anche l’iscritto più timido riusciva a porre la propria domanda. Il parlamentare lasciava la sezione portando con sé, in una tasca, gli appunti riguardanti le richieste private della gente per una pensione che ritardava o per l’avvicinamento del figlio troppo lontano ma, nell’altra, l’invito pressante ad operare a favore delle comunità per gli affari generali. E spesso, nei giorni successivi, lo stesso avvertiva il segretario di sezione dell’obiettivo raggiunto, per iscritto. Si rafforzava così il rapporto tra eletto e cittadino che vedeva da vicino l’operato del politico. Negli altri giorni la sezione viveva la sua funzione democratica e anche di formazione politica, facendo incontrare gli iscritti con il sindaco e gli assessori e questi, spesso, la lasciavano portando con sé le istanze degli scritti, dopo uno scambio di opinioni, fatto qualche volta anche con voce alta e insistente. Ora sembra che prevalga la stagione delle lamentele e delle offese gratuite sul web. Ci bastano lo sfogo e le contumelie riportate ossessivamente sui social e ci sentiamo svuotati della rabbia, che ci assale in certi momenti, non andando a votare. Pronti a reiterarli il giorno dopo con un altro post. Ci chiudiamo in una stanza semibuia e le dita diffondono sulla tastiera improperi e invettive verso questo o quel partito, consumando nel nulla ogni nostra energia positiva e dando… un calcio alla democrazia.

 

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