Seguire le tracce altrui per trovare la retta via

 

Prof. Nicola Femminella (scrittore)

Prof. Nicola Femminella

1)      La mente umana si evolve e sviluppa le potenzialità di cui è dotata con risultati rilevanti, allorquando apprende saperi e impara comportamenti, semplici o complessi, mettendo in comparazione tra di loro campi diversi di conoscenze ed esperienziali da cui derivano. Notando e riflettendo su differenze e analogie, trova più facilmente le soluzioni e individua quelle giuste. Se vogliamo conoscere bene la civiltà lucana otteniamo il risultato migliore mettendola in relazione con quella greca a Paestum e quella romana di Velia. Oppure confrontando studi e ricerche a riguardo, realizzati da storici diversi Da qui derivano la validità e la necessità di confrontarci con fonti diverse, costituite dai documenti che consultiamo per una ricerca, oppure dalle opinioni formulate dalle persone con le quali definiamo pensieri e concetti. Sono convinto che tale pratica possa aiutarci per trovare le soluzioni migliori e, in definitiva, la verità. È un metodo di lavoro che ho sempre proposto ai miei alunni e ai docenti, per i quali ho svolto attività di formazione, realizzando, penso, esperienze positive, con un riscontro fruttuoso.

2)      Sento spesso ripetere nei convegni e negli incontri organizzati nei nostri territori che i giovani devono essere coinvolti nelle scelte, che avvengono nei vari ambiti dell’amministrazione pubblica. Anzi, si aggiunge, devono essere loro gli interpreti del proprio destino e quindi protagonisti capaci di suggerire progetti convincenti per il futuro. Nella realtà non mi sembra che ciò sia avvenuto, né vedo inversione di tendenza a riguardo. Specie nelle regioni del sud, dove la partecipazione dei giovani alle problematiche dominanti sulle comunità è affidata ad un verbalismo vagante nell’aere, raramente tradotto in atti concreti. In realtà non si assegna ai giovani il compito di ideare forme e contenuto del futuro, in cui andranno a vivere i propri spazi vitali.

E allora, forse è utile, soprattutto per noi del sud, guardare altrove e cercare altri luoghi, dove si creano modelli pregevoli e spendibili, allungare lo sguardo per scrutare regioni e province, dove si organizzano eventi degni di attenzione, dai quali trarre spunti e indirizzi, per introdurre cambi di rotta innovativi, non rinviabili.  Conviene spostare l’attenzione dove prende corpo e diventa tangibile, ciò che è difficile, talvolta impossibile, ottenere da noi. I gravami persistenti della questione meridionale li richiede.

 

Il luogo è la Regione Emilia-Romagna. Dopo averne parlato con un amico esperto di economia, ne ho consultato il bollettino ufficiale e ho appreso quanto riporto.

A Bologna il 6 novembre la Regione ha organizzato il primo Forum dei giovani, svoltosi al Dumbo di Bologna, nel segno di Youz, un progetto rivolto agli under 35, fortemente voluto dal presidente Stefano Bonaccini e dalla vicepresidente con delega alle Politiche giovanili, Elly Schlein. Erano presenti 300 degli oltre duemila ragazze e ragazzi coinvolti in un viaggio itinerante, che ha visto 11 tappe, da Piacenza a Rimini, percorse da giugno di quest’anno, per “Dare alle nuove generazioni la possibilità di incidere”. I quali hanno discusso con impegno e passione su una molteplicità di temi, racchiusi in 4 macroaree, svolte da altrettanti gruppi di lavoro: saperi, innovazione e nuove tecnologie (smarter); transizione ecologica e contrasto ai cambiamenti climatici (greener); giustizia sociale (fairer); inclusione, solidarietà e cura (closer).

Al termine degli incontri, sono state ideate start up in vari settori: mobilità sostenibile e incentivi a chi si sposta con mezzi ecologici; riconoscimento delle competenze, comprese quelle informali; pratiche di volontariato cui dedicare una scuola a livello regionale; sport, spazi e cultura. La Regione a riguardo si è impegnata a portare nei suoi organi deliberanti almeno una decina delle 86 totali, quelle ritenute prioritarie, non procrastinabili e del tutto fattibili in tempi brevi. Il che è avvenuto nei giorni immediatamente successivi, incastonando tali obiettivi all’interno della progettazione relativa ai Fondi strutturali e dei piani integrati regionali: Patto per il Lavoro e per il Clima, Programma di mandato, Strategia Regionale per lo Sviluppo sostenibile Agenda 2030, nonché a quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Gli elaborati progettuali, predisposti dai gruppi di lavoro e fatti propri dalla governance regionale con gli appositi corpi deliberativi, si tradurranno, è stato assicurato, in fattualità con piani attuativi e una tempistica, che escludono impantanamenti di qualsiasi tipo. L’intero programma si è concluso nello stretto giro di cinque mesi, nei quali hanno dominato la disponibilità e il protagonismo assoluto dei giovani per costruire un futuro nuovo a partire dal presente incalzante e in precario stato; l’azione illuminata dei politici, responsabili e decisi nell’assolvere alle proprie funzioni, che hanno immesso benzina nei motori e creato condizioni correlate a obiettivi reali e immediati; una burocrazia slegata da lacci e lacciuoli paralizzanti e vinta dalla celerità delle procedure. Per l’occasione nei commenti e dichiarazioni dei protagonisti, governanti e giovani, sono apparse parole emblematiche, questa volta gravide di contenuti concreti, da scrivere su palloncini colorati per farle volare e spandere in altre regioni:  “carovana del cambiamento”, “unire territori”, “utilizzare le opportunità”,  “dare risposte ai  giovani”, “scoprire nuovi talenti”, “costruire ponti e reti ”, “un inizio per continuare”, “coesione e inclusione”, “studio e competenze”, “ impegno diffuso”, “visione multidisciplinare”, “spazi aperti”, “buona politica”, “co-progettazione e condivisione”, “piattaforma attiva e permanente”, “diritti e doveri”,  ”laboratorio”, “cittadinanza”, ecc. Parole che, declinate per tutti gli impieghi possibili nei settori socio-economici, rendono creativo anche il pensiero più piatto e impotente. Insomma, ciò di cui hanno bisogno tutte le società per crescere e navigare nel magma della globalizzazione; quella del Mezzogiorno per recuperare paralisi e annullare apatie indolenti, che hanno prodotto danni rovinosi e impedito ogni inizio di crescita, relegandola in una posizione di sudditanza o di netta retroguardia rispetto alle regioni del nord, dove molti nostri laureati si stabiliscono e dove il sindaco di Milano già nei giorni scorsi ha chiesto per la sua città i fondi assegnati alle regioni meridionali, che non verranno spesi. La risposta della ministra per il sud, Mara Garfagna “Il sud li userà tutti e bene” è stata del tutto adeguata, ma saranno i tempi a darle fondatezza e a collocarla nella storia del Mezzogiorno.

Richiamando quanto ho scritto in premessa, ritengo che il modello Youz costruito nell’Emilia Romagna e di cui ho scritto, possa suggerire alcune indicazioni valevoli anche per il nostro territorio. La Regione Campania, però, con 5.624.260  abitanti (2019) è la terza in Italia, per cui è difficile che il centralismo imperante di Napoli e le sue mille emergenze possano consentire cure e attenzioni in ugual misura alle altre province, di cui consta, e spalmare su di esse il progetto innanzi menzionato. È consigliabile, quindi, che il modello ispiratore, riferito all’Emilia-Romagna, venga suddiviso e adeguato ai territori. Può, per esempio, essere applicato alle singole quattro province. Addirittura possono, i politici responsabili delle nostre Terre, promuoverla autonomamente nella sola area cilentana, abbastanza omogenea per condizioni territoriali ed economiche, facendo valere le raccomandazioni della U.E. e del Governo a favore del sud e delle aree interne.

Da qui nasce in me il convincimento che si debba creare una cabina di regia unica, nella quale il Parco Cilento, Vallo di Diano, Alburni potrebbe curare il coordinamento e la visione di insieme, con le comunità montane, i Gal e i comuni a essere soggetti tecnici e operativi, per condividere e collaborare nella stesura dei programmi, indicare esigenze e suggerire indirizzi, organizzando la partecipazione degli studenti e degli under 35, degli ordini professionali, le associazioni, le pro loco e quanti possono fornire contributi e suggerimenti vari. Andare per territori a parlare anche con i giovani laureati e diplomati e farli diventare propositivi e attivi, dando loro un primo segnale, sarebbe un bel risultato. I presidenti degli enti comprensoriali, i sindaci, guidati dai nostri deputati regionali Cammarano, Matera, Pellegrino e Pierri si mettano in cammino, se in questo mio articolo trovano qualche motivo per farlo.

 

 

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