Mario De Biase: ovvero l’arte di sputare nel ….

Aldo Bianchini

SALERNO – Sarà perché io non ho mai fatto politica dalla parte di chi deve conquistare voti, sarà perché non sono mai stato candidato neppure per fare l’amministratore di condominio (quando questa carica si occupava a turno tra i condomini, prima dell’avvento dei professionisti), sarà per una serie di altre cose che è inutile elencare, ma non ho mai capito niente, o meglio non ho mai accettato alcune dinamiche schifose della politica; dinamiche ai limiti della vergogna umana e  della corretta interpretazione della stessa dignità che ogni personaggio politico dovrebbe portare con se come bagaglio naturale per poter rappresentare, almeno decorosamente, gli elettori che ti hanno portato ad occupare una poltrona pubblica.

Faccio una premessa importante prima di andare avanti; con ognuno dei rappresentanti dell’amministrazione comunale di Salerno  non ho mai condiviso un caffè, una pizza o una birra, mai. Men che meno se parliamo dei sindaci o degli assessori di questi ultimi trent’anni, mai frequentati e mai contattati per ottenere notizie utili al mio mestiere; men che meno con Enzo Napoli (che pure conosco d oltre trent’anni) che è sindaco di Salerno dal 3 febbraio 2015 (oltre 9 anni), ed anche con Mario De Biase che conosco più o meno dallo stesso periodo in cui conobbi Napoli e che è stato sindaco di Salerno dal 15 maggio 2001 al 15 giugno 2006. Anzi per essere più precisi devo confessare che con De Biase qualche telefonata l’ho scambiata ma quando non era più sindaco e per acquisire notizie contro l’amministrazione De Luca.

Mi trovo, quindi, nella condizione privilegiata di poter esprimere il mio pensiero, cioè di poter dire come la penso senza timore di essere contraddetto da chicchessia.

Sono rimasto letteralmente basito, ed anche schifato, dal contenuto dell’intervista (ovviamente senza reale contraddittorio !!) apparsa sulla prima pagina del giornale online “leCroncahe.it” (splendidamente diretto da Tommaso D’Angelo) del 22 marzo scorso a firma di Erika Noschese.

La prima cosa che mi sono chiesto dopo aver letto quello sfogo è stata: “Possibile che un politico di navigata esperienza come Mario De Biase si sia ridotto a sputare nel piatto dove ha mangiato per alcuni decenni con nomine ad personam ben remunerate e addirittura con l’incarico prestigioso di sindaco di Salerno ?”. E si badi bene che ha mangiato sempre e solo nel piatto che Vincenzo De Luca (prima da segretario provinciale del PCI, poi da assessore comunale, infine da sindaco, gli ha offerto per tenerlo “stretto” come suo unico e vero delfino per oltre vent’anni, fino a fargli intestare (se non erro !!) tramite un cooperativa anche la proprietà dei locali di Via Manzo dove tuttora c’è la sede del PD. Il partito nel caso del rapporto De Luca – De Biase non c’entra assolutamente niente

La potenza di De Biase era indiscussa e per questo è stato temuto e odiato da molti personaggi che gravitavano e gravitano nel cerchio magico deluchiano. Poi è arrivata improvvisa la rottura totale e non ricucibile.  Ma la cosa che più mi ha colpito è quel malcelato spirito di sudditanza psicologica (vera o falsa ?) che De Biase ostenta ancora nei confronti di De Luca; difatti in alcuni passaggi dello sfogo maltratta Enzo Napoli (che lui ha avuto, credo, addirittura come capo staff) e, comunque, cerca di salvare il suo ex capo. Perché ?

Sarebbe molto interessante saperlo, se non proprio scoprirlo, anche per capire se tutte le malevoli dicerie sulla presunta illegalità del “sistema di potere politico deluchiano” rispondono al vero o no; questo potrebbe dirlo soltanto De Biase che, però, non l’ha detto neppure nel periodo ottobre 2005 – giungo 2006 ai magistrati inquirenti (pm Filippo Spiezia e Gabriella Nuzzi) che lo tampinavano ad ogni ora del giorno e della notte fino al punto di farlo vivere con la valigia dietro la porta di casa. E dopo quei terribili mesi arrivò la rottura insanabile.

Anche il mio, ovviamente, è uno sfogo; ma è di un cittadino libero (prima ancora che di un giornalista) che ha avvertito un senso di disgusto alla lettura di quell’articolo prima citato.

= o O o =

NOTA: Per completezza d’informazione e per chi non l’avesse letto Vi ripropongo l’articolo firmato dalla giornalista Erika Noschese per “leCronache.it”:

 

De Biase: IL SINDACO naPOLI ? UN TURISTA PER CASO – Siamo passati da Picasso alle lucine

di Erika Noschese

leCronache.it – 22.03.24

«Il sindaco Napoli? Un turista per caso. Siamo passati da Mirò e Picasso alle luci». Non usa mezzi termini Mario De Biase, sindaco di Salerno dal 2001 al 2006, vicino a De Luca e al Pd. Almeno un tempo. Oggi, infatti, lo scenario si è totalmente capovolto e De Biase ammette candidamente il fallimento dell’amministrazione Napoli e attacca De Luca, oltre che il Pd provinciale: «Non esiste», ha detto senza mezzi termini. Come vede oggi Salerno, una città che guarda sicuramente al turismo e al futuro ma che ha ancora tante criticità da superare? «La città oggi è in ballo, in stand by e senza alcuna forza interna di rinascita; non c’è nessuna azzardo sul futuro ma si sopravvive, si galleggia». Cosa manca alla città e a questa maggioranza, secondo lei, rispetto alla sua amministrazione e all’amministrazione di De Luca dove inevitabilmente qualcosa è cambiato? «Manca la voglia di fare, di assumersi la responsabilità e l’onere del governo. Mi sembrano delle amebe, non mi faccia dire di peggio». E il sindaco Napoli? «Il sindaco Napoli è un turista per caso, adda passà a jurnat (deve trascorrere in qualche modo la sua giornata, ndr)». Intende forse dire che non è in grado di governare? Napoli più volte ha detto che all’”impartire ordini” preferisce il dialogo e il confronto… «Lui piuttosto che governare preferisce sonnecchiare, fare la siesta. Non so se sia in grado ma sicuramente ha scelto di non essere in grado, di non fare, coscientemente. La sua è una scelta. Lui viene da una tradizione di amministratori capaci, all’epoca socialista e lui era uno di quelli che nei secoli scorsi si interrogava sull’urbanistico della città, sulle funzioni ma oggi osserva da lontano. Molto zen, insomma». Il presidente della Regione Campania lo ha pubblicamente attaccato. Dunque, critiche giuste? «Fanno il gioco delle parti, De Luca non immaginava il nulla assoluto ma evidentemente Napoli, per timore di sbagliare e indispettire il capo, preferisce non fare niente». Cosa ne pensa della battaglia di De Luca contro il governo nazionale per quanto riguarda i fondi di sviluppo e coesione? «Da un punto di vista teorico è sacrosanta, da un punto di vista sostanziale, lui ha trovato dei delinquenti più delinquenti di lui, sono sulla stessa lunghezza d’onda, quindi. Per la prima volta si scontra con qualcuno che la pensa come lui». Terzo mandato, qual è la sua opinione? «Io ho già detto altre volte che per me questo è un falso problema. La sconfitta di De Luca deve essere perseguita sul piano dei programmi, degli uomini, delle idee perché De Luca va sconfitto elettoralmente e non per via amministrativa. Chi si immagina di cacciare De Luca con un provvedimento amministrativo secondo me sbaglia. Non è un tema il terzo mandato, può essere anche il decimo ma il problema è che anche l’opposizione non si misura, sperano di toglierlo di torno con un provvedimento amministrativo ma è sbagliato perché se vogliono cacciare De Luca devono sconfiggerlo sul campo». Come commenta questa costante polemica tra il presente De Luca e il Pd di Elly Schlein? Un uomo solo al comando… «Ancora una volta ha trovato una persona che non si è piegata alla sua corte, ai suoi diktat. Fa finta di essere autonomo, al di là dei partiti. Lui ha portato a Salerno tutti i segretari del partito, da Bersani a Letta passando per Renzi, ma per la prima volta ha trovato una persona che non si piega, lesa maestà, e non ci può passare». E del Pd provinciale cosa pensa? «Non ne ho notizia, non esiste il Pd. È una terminologia del secolo scorso: la P stava per partito, oggi invece sta per padrone». Sembra di capire che vi è una insoddisfazione rispetto alla classe dirigente dem… «Ma non li conosco, non ho notizie e non si percepiscono». Uno dei grandi problemi che oggi affronta la città di Salerno è il Museo dello Sbarco: un bene storico per il capoluogo, oggi in forte difficoltà e che continua a scontrarsi con il silenzio dell’amministrazione… «Perché ha trovato persone che non sono ossequiose, al di là del merito, che poi si potrebbe anche discutere molto nel merito. A me non piace il Museo dello Sbarco, proprio come concetto. Mi rifiutai di celebrare con i carri armati per le vie di Salerno anche se poi dovetti riparare perché gli americani si offesero e quindi celebrai il 4 luglio al Comune di Salerno con un concerto in onore degli americani; i carri armati sul lungomare non li ho voluti, li ho cacciati. Il concetto di Museo dello Sbarco andrebbe rinnovato perché andare lì per vedere i cimeli di quelli che ci hanno bombardato e uccisi… Non dimentichiamo che dietro gli americani sbarcavano i marocchini francesi, campioni dello stupro in tutta l’Italia meridionale». Lei rimpiange la sua Salerno? «Io non rimpiango la mia Salerno, rimpiango una stagione che prima di me è stata la prima di De Luca e ancora prima quella di Giordano in cui c’era una classe dirigente che si interrogava sul futuro della città, sull’identità della stessa. E si spendevano le giornate, tutte e non una ogni anno, a pensare, a fare, a come cambiare la realtà, a come modificarla e a come innovarla, pensare a come far evolvere la città, a come emancipare anche il salernitano, un cittadino di una periferia meridionale e per la prima volta in quegli anni si pensava ad un cittadino europeo. Oggi tutto questo si è perso, manca una visione. A Salerno, anche prima di me, abbiamo avuto tutta una stagione degli artisti salernitani, io ho portato a Salerno Mirò e Picasso mentre oggi come grande offerta culturale abbiamo le luminarie, le lampadine. Da Picasso alle lampadine». Manca la visione culturale… «Torniamo al punto di partenza: chi deve governare questa città lo sta facendo? No, al massimo la osserva da lontano. Nessuno si sporca le maniche e né osa. Rendiamoci conto: questi iniziano le opere pubbliche e poi scappano perché hanno paura perché c’è il binario, la variante, la grondaia che si sono dimenticate di mettere nel progetto. Scappano e lasciano lì opere per anni, decenni a marcire». Ma a Salerno, secondo lei, l’opposizione c’è? «No. C’è tanta buona volontà nel gruppo intorno alla Barone, questi ragazzi dei 5 Stelle come l’avvocato (il riferimento è alla consigliera del Movimento 5 Stelle Claudia Pecoraro, ndr). Oltre la buona volontà non c’è mai un affronto vero. L’unica volta che hanno intercettato un problema reale è stato quello dell’erba che non si tagliava per le strade di Salerno e grazie a quell’iniziativa abbiamo un deputato: Franco Mari. L’unica iniziativa che si è fatta a Salerno, reale e concreta, vicino ai cittadini per una problematica particolarmente sentita. E questo ha consentito di produrre un deputato ma questo solo per dire quanto spazio ci sarebbe. Mari è un mio vero amico. In quella fase la sua visibilità è stata dettata sui cartelli contro l’erba alta e questo ha fatto scattare dei voti»

 

 

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